L’assegno universale per i figli diventa lo strumento unico per il sostegno della natalità e delle famiglie: con 227 sì, nessun no e 4 astenuti il Senato ha dato l’ultimo via libera praticamente unanime al ddl delega, licenziato quasi un anno fa dalla Camera, che diventa legge. Ora manca solo l’ultimo miglio, i decreti attuativi, per far scattare l’assegno fino a 250 euro al mese per figlio dal primo luglio.
“E’ un passo storico” e il governo “conferma l’impegno ad attuare la delega” in tempi strettissimi, dice in Aula il ministro della Famiglia, Elena Bonetti, sottolineando che si tratta di un “giorno buono per l’Italia, di un tempo nuovo, della ripartenza”, proprio mentre la Banca d’Italia segnala le difficoltà sempre più acute delle famiglie ai tempi del Covid, in particolare quelle che vivono in affitto.
“Ringrazio la tenacia, la convergenza e l’unità del Parlamento” che ha “rimesso al centro le giovani generazioni” dice ancora Bonetti. I provvedimento, ricorda il ministro di Italia Viva, si completerà con il Family Act e apre la strada a una serie di misure per combattere il calo demografico “che ha raggiunto livelli drammatici” ma anche per rilanciare “la dignità del lavoro delle donne”. Il Family Act, all’esame della commissioni Affari sociali della Camera, prevede anche la riforma dei congedi parentali che saranno “paritari tra uomo e donna”, e poi incentivi al lavoro femminile e sviluppo dei servizi educativi, a partire dalla prima infanzia.
Intanto si parte con l’assegno unico che diventa un aiuto “universale” per le famiglie perché arriverà anche ad autonomi e incapienti, ad oggi esclusi dai principali sostegni ai nuclei familiari. L’assegno scatterà al settimo mese di gravidanza e sarà corrisposto sotto forma di assegno o di credito d’imposta e modulato in base all’Isee: a stabilire i dettagli, a partire dall’entità dell’assegno (che Mario Draghi ha quantificato in media a 250 euro al mese) saranno i decreti attuativi, su cui il ministero della Famiglia, insieme al Mef, è già al lavoro. La delega impone comunque che venga diviso in parti uguali tra i genitori, e di prevedere una maggiorazione a partire dal secondo figlio e un aumento tra il 30% e il 50% in caso di figli disabili. Non solo, fino a 18 anni l’aiuto economico andrà ai genitori poi potrà proseguire fino ai 21 anni e andare direttamente ai figli, su richiesta, “per favorirne l’autonomia”. Il sostegno dopo la maggiore età sarà corrisposto però solo se i ragazzi studiano, fanno un tirocinio o hanno primi lavori a basso reddito.
Per finanziare questa riforma la legge di Bilancio ha stanziato i primi 3 miliardi per il 2021 (tra 5 e 6 a regime a partire dal 2022), che si sommano ai circa 15 miliardi attualmente dedicati ad altri 8 strumenti che andranno gradualmente ‘in soffitta’, dai vari bonus (nascita, bebe’ ), alle detrazioni per i figli a carico e l’assegno familiare. Mentre i sindacati chiedono di essere coinvolti nella messa a punto dei decreti attuativi e la politica già reclama più fondi, soprattutto per evitare che con i nuovi parametri qualche famiglia ci rimetta (“serve un miliardo forse due dice il Dem Tommaso Nannicini), la Banca d’Italia dà la misura dell’impatto della seconda ondata della pandemia sulle famiglie che temono per il futuro riduzioni di reddito e rischi per il lavoro (soprattutto gli autonomi) e nel frattempo non spendono, soprattutto per timore del contagio.
A essere più in crisi le famiglie indebitate e quelle che vivono in affitto: di queste ultime il 40% ha dichiarato di avere difficoltà a sostenere ogni mese il costo della casa mentre una su tre tra quelle che hanno contratto un prestito faticano a pagare le rate.