“Scappavamo dall’acqua e ad un certo punto l’auto è diventata una barca. Ho provato a scendere ma sono stato travolto”. Con la testimonianza del marito e di una delle figlie di Tamara Maccario, la donna rimasta uccisa il 10 ottobre 2018 mentre con la famiglia cercava di fuggire in auto dalla furia del torrente esondato vicino alla loro abitazione, si è aperto oggi davanti alla giudice del Tribunale di Cagliari, Cristina Ornano, il processo nato dall’indagine della Procura e della Forestale sull’alluvione che ha colpito Assemini due anni e mezzo fa. Sul banco degli imputati ci sono Gianluca di Gioia, assessore alla Protezione civile del Comune, Mauro Moledda e Alessandro Bocchini, responsabili della Protezione civile comunale rispettivamente fino al 2017 e alla data dell’alluvione. L’accusa è di omicidio colposo.
La pm Rossana Allieri in apertura di dibattimento ha chiamato in aula il padre e la figlia maggiore della donna deceduta: l’auto sulla quale viaggiavano per mettersi in salvo era stata trascinata dalla corrente e la donna era rimasta intrappolata all’interno. La figlia maggiore e le due gemelle minorenni si erano miracolosamente salvate, assieme al padre che era uscito appena in tempo dall’auto nel tentativo di spingerla al riparo.
Il corpo di Tamara Maccario era poi stato ritrovato diversi chilometri più a valle dai sommozzatori dei Vigili del Fuoco. La prossima udienza è fissata per il 13 maggio, quel giorno parlerà il comandante della sezione investigativa della forestale Fabrizio Madeddu che ha condotto le indagini dei ranger.