«Tra ritardi nei procedimenti e assenza di un’adeguata pianificazione, senza un’inversione di rotta, è a rischio la scadenza del 2025 per la dismissione delle centrali a carbone in Italia. E a preoccupare maggiormente è la Sardegna, dove le infrastrutture sostitutive individuate procedono a rilento».
È quanto afferma il deputato Andrea Vallascas (L’Alternativa c’è) in un’interrogazione ai ministri della Transizione ecologica e dello Sviluppo economico in merito al processo di dismissione delle centrali elettriche a carbone che, secondo gli obiettivi del Piano nazionale per l’energia e clima (Pniec), deve concludersi entro il 2025.
«Una scadenza difficile da rispettare – spiega Vallascas – viste le lungaggini che si stanno registrando negli iter autorizzativi relativi alla realizzazione di impianti sostitutivi, come fonti rinnovabili, accumulatori e centrali a gas, e nella stessa mancata autorizzazione a chiudere le attuali centrali a carbone ancora in funzione. Paradossale, ad esempio, la situazione della centrale di La Spezia, per la quale il ministero dello Sviluppo Economico ha negato, su parere di Terna, l’autorizzazione alla dismissione già a partire dal primo gennaio 2021».
«Preoccupa – prosegue – la situazione della Sardegna, dove i ritardi nella realizzazione dei progetti infrastrutturali alternativi al carbone (rigassificatori GNL e cavo Thirrenian link), allo stato attuale non permetterebbero di rispettare la scadenza del phase-out del carbone, così come avrebbe fatto intendere recentemente Terna».
«C’è bisogno di un cambio di direzione – conclude Vallascas – per evitare ripercussioni sulla sicurezza del sistema elettrico, sul mercato dell’energia e sul processo di transizione verso la sostenibilità. È indispensabile, quindi, accelerare procedimenti e adempimenti connessi ai progetti di decarbonizzazione, mentre per la Sardegna è necessario investire maggiormente in risorse come gli accumuli, le rinnovabili, il gas, rafforzando la stessa elettrificazione dell’isola».