Gli agenti della Polizia di Stato della Questura di Cagliari e i militari della Guardia di Finanza del capoluogo sardo hanno smantellato un’organizzazione dedita alle rapine ai furgoni portavalori nell’Isola con l’arresto di 13 persone nelle province di Nuoro e di Sassari. L’operazione, denominata convenzionalmente “La ditta” (dal sardo, sa ditta, come vengono chiamate le bande di criminali) è stata diretta dalla Dda di Cagliari, è stata condotta con 300 tra agenti della Polizia e militari della Gdf. Secondo la Dda di Cagliari, gli indagati, che si distinguevano per una “eccezionale pericolosità”, come afferma il Gip di Cagliari, hanno un’elevata determinazione criminale e una straordinaria esperienza a delinquere.
Il gruppo disponeva di armi da guerra e comuni da sparo, com’è emerso in modo inequivocabile dalle centinaia di intercettazioni telefoniche e ambientali ascoltate dagli investigatori delle Squadre Mobili di Cagliari, di Nuoro e di Sassari e del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Nuoro, che hanno condotto le indagini. I componenti della banda si incontravano in ovili o in luoghi estremamente difficili da sorvegliare. Tuttavia, i numerosi servizi di appostamento e di osservazione degli inquirenti hanno permesso di ricostruire le relazioni fra gli indagati e persino di sventare, nel febbraio 2020, un assalto al caveau della Mondialpol di Sassari.
I ripetuti sopralluoghi, che alcuni degli arrestati facevano su possibili obiettivi da colpire, hanno reso necessario organizzare, nel corso delle indagini, dispositivi di sorveglianza aerea con gli aeromobili della Polizia di Stato e del Comando Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza. Ruolo di primo piano fra gli indagati era quello dell’allevatore di 50 anni, originario di Irgoli (NU), arrestato oggi nel suo ovile di Thiesi, in località “Sa Figu Niedda”. Le indagini economico-patrimoniali svolte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Nuoro della Guardia di Finanza e le intercettazioni hanno dimostrato che l’uomo ha notevoli disponibilità economiche e patrimoniali, deteneva armi e custodiva ingenti somme di denaro, anche macchiato, provento delle rapine. Nei dialoghi intercettati, le banconote macchiate venivano indicate come “indumenti da lavare” o “formaggio”. Il 50enne aveva a disposizione almeno una pistola mitragliatrice Uzi, un fucile automatico leggero, due kalashnikov e due bombe a mano, che teneva nascoste nei terreni di sua proprietà, fra Thiesi, Bonorva e Irgoli.
Grazie al lavoro investigativo è stato possibile contestare all’indagato la partecipazione all’assalto a un furgone portavalori “Vigilpol”, avvenuto nel 2015 a Bonorva (SS), lungo la S.S. 131, e la rapina del 2016 al caveau della “Mondialpol” di Sassari. Le due rapine furono portate a termine da un gruppo armato di dieci malviventi, che si impossessarono rispettivamente di 534 mila e 11 milioni di euro. Per la rapina al portavalori “Vigilpol” avvenuta a Bonorva sono stati già condannati in secondo grado due soggetti di Villagrande Strisaili (OG), uno di Orune (NU) e uno di Talana (OG), arrestati nel 2016 dalla Polizia di Stato nell’operazione “La sfida”. Le indagini hanno fatto luce anche sulla rapina al supermercato Conad, consumata a Ittiri (SS) il 23 dicembre 2019, durante la quale il 50enne di Irgoli, insieme ad un altro compaesano, ad un 43enne di Ittiri (SS) e a un quarto complice non identificato, tentarono di aprire la cassaforte senza riuscirvi e, dopo aver legato i dipendenti e averli rinchiusi in uno sgabuzzino, scapparono con un furgone del supermercato.
Le intercettazioni e i servizi di osservazione e di controllo predisposti dagli investigatori della Squadra Mobile, coordinata dal dirigente Fabrizio Mustaro, hanno permesso anche di sventare, la sera del 28 febbraio 2020, un assalto alla sede della Mondialpol di Sassari, alla cui organizzazione avevano partecipato 10 pregiudicati di Siniscola (NU), di Thiesi (SS), di Irgoli (NU), di Orgosolo (NU) e di Sassari, di Porto Torres (SS) e di Mores (SS), anch’essi tutti pregiudicati. Un altro indagato, 57 anni, originario di Silanus (Nu), si era occupato di rubare le auto che sarebbero state utilizzate per l’assalto ed è stato l’unico ad essere sottoposto agli arresti domiciliari.
Alcuni componenti della banda si erano allontanati dalla loro base operativa, l’ovile a Fiumesanto (SS), in direzione Sassari, a bordo di cinque autovetture rubate. Tuttavia, i malviventi, giunti nei pressi del caveau Mondialpol, avevano desistito per la presenza di diverse pattuglie della Polizia di Stato, fatte arrivare sul posto dagli investigatori, che avevano seguito “in diretta” tutte le fasi preparatorie e conclusive del piano.
Proprio dalle intercettazioni era emersa la spregiudicatezza criminale e la determinazione degli indagati, che erano stati in grado di organizzare nei minimi particolari l’assalto, con tecniche paramilitari, ai danni di una struttura protetta da guardie armate e avanzati sistemi di sicurezza.
Con l’ausilio del Reparto Prevenzione Crimine di Abbasanta, delle unità cinofile anti-esplosivo e di un elicottero del Reparto Volo della Polizia di Stato sono state eseguite anche 11 perquisizioni in ovili e abitazioni nei comuni di Sassari, Olbia, Orgosolo, Irgoli, Mores, Olmedo, Santa Maria Coghinas e Thiesi, a carico di altrettanti indagati.
L’operazione di oggi prende le mosse dall’indagine “La sfida” che si è conclusa nel marzo 2016, con l’arresto, e poi la condanna in primo e secondo grado per associazione a delinquere, di 23 persone, fra le quali aveva avuto un ruolo preminente l’allora insospettabile vicesindaco di Villagrande Strisaili. Dall’istruttoria dibattimentale del primo e del secondo grado era emerso che il numero degli appartenenti al sodalizio criminale era molto superiore a quello degli imputati. La banda, infatti, aveva una struttura modulare, suscettibile cioè di cambiare in relazione alle diverse azioni criminali in programma e che vi erano altri gruppi organizzati, chiamati dagli stessi indagati “ditte” che agivano sul territorio.
L’indagine conclusa oggi dalla Polizia di Stato e dalla Guardia di Finanza ha consentito di individuare altri partecipi all’associazione che, incuranti dell’arresto nel 2016 dei loro complici, hanno proseguito in modo sfrontato la pianificazione di altri colpi.
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