La riconversione della batteria militare di Punta Giglio scatena lo scontro politico e la sommossa popolare. Il “Comitato per Punta Giglio”, costituitosi su Facebook, ha promosso una petizione che viaggia verso quota 1500 adesioni. Tra i promotori c’è Maria Antonietta Alivesi, esponente del Gruppo di intervento giuridico e consigliera comunale del Movimento 5 Stelle. “Evitare ogni privatizzazione e ogni attività ricettiva che pregiudichi l’eccezionale presenza di valori paesaggistici, geo-speleologici, di biodiversità botanica e faunistica, paleontologici e storici”, è la parola d’ordine del suo appello “alla mobilitazione consapevole”. Durissimo anche Valdo Di Nolfo, consigliere comunale ed esponente della sinistra algherese.
“Ho chiesto due volte al Parco di convocare l’assemblea per parlarne – ricorda – ma i vertici dell’ente decidono volontariamente di non condividere il progetto con la cittadinanza”. A questo punto, chiede, “facciano un passo indietro e rimettano il mandato”. Tirato in ballo, il Parco replica. “Il progetto è promosso dal Demanio dello Stato e affidato a una cooperativa che nel 2018 ha vinto un bando”, premette l’ente prima di spiegare il suo ruolo “affinché non ci siano dubbi” sul suo operato. “Dal 2008 il Parco cercò di riportare i ruderi militari sotto la sua gestione”, e quando si seppe del progetto “il Parco l’ha contrastato formalmente”. Senza successo, perché “il Demanio ottenne sostegno dall’allora amministrazione comunale, anche a costo di modifiche urbanistiche”.
A quel punto al Parco non è restato che “interloquire con la cooperativa per ridefinire la proposta originaria e renderla compatibile con l’area naturale protetta – ribadisce – scongiurando un’aggressione ambientale del compendio e di sfruttamento a fini turistico-ricettivi”.