Era il settore che avrebbe dovuto aiutare la Sardegna a portare visitatori anche in autunno ed in primavera. Ma da quando è scoppiata la pandemia non si fanno quasi più congressi. E i risultati sono stati portati oggi all’attenzione degli assessori del Bilancio, Turismo e Lavoro, rispettivamente Giuseppe Fasolino, Gianni Chessa e Alessandra Zedda, da FederCongressi: attività ridotta dell’80% e gran parte dei tremila addetti in cassa integrazione.
Per un comparto da 150 milioni di euro all’anno. “Abbiamo chiesto – spiega all’ANSA Clara Pili di Federcongressi e di Coordinamento3 donne di Sardegna (il personale femminile della congressistica si aggira intorno al 70%) – una data sicura di ripartenza. Perché è un settore che ha bisogno di certezze per la programmazione. L’incontro con gli assessori è stato molto positivo perché ha aperto diversi possibili scenari legati comunque all’approvazione del bilancio”.
La Sardegna è stata per anni meta privilegiata per i convegni medici. “E proprio in questo settore – continua Pili – è evidente come i pericoli siano veramente ridotti al minimo visto che stiamo parlando di partecipanti tutti vaccinati. Ma i congressi garantiscono da sempre la massima tracciabilità dei partecipanti. Ci sono le condizioni per ripartire al più presto”.
E magari di togliere centinaia di addetti dalla cassa integrazione: “Noi vogliamo ripartire – spiega Pili – con il nostro personale già formato. È chiaro però che a causa della situazione e dello stop di tanti mesi sono necessari degli incentivi perché stiamo ripartendo da zero e le prime fatturazioni ci saranno dopo la ripresa della attività”.