sa panada

Sa Panada di Cuglieri entra a far parte dell’Elenco Nazionale dei prodotti tradizionali. Il piatto tipico del piccolo Comune del Montiferru incastonato tra mare e montagna del Montiferru, ha ottenuto il riconoscimento ministeriale grazie all’attività produttiva “Le dolci note” di Sonia Angotzi che ha presentato la domanda.

“La nostra attività ha lavorato intensamente per raggiungere questo importante obiettivo. Abbiamo superato le paure e le preoccupazioni della pandemia, lavorando unitamente all’associazione Sa Mata, l’albero delle idee, e all’agenzia regionale Laore Sardegna animando grazie anche all’amministrazione comunale il territorio, i cittadini e le altre attività produttive per ottenere la certificazione de sa panada, con cui i cuglieritani hanno un rapporto simbiotico. Un ringraziamento speciale a Rita Fenu, mia madre, che ha aiutato a raccogliere le testimonianze attraverso le interviste sul campo. Scommettiamo su sa panada cuglieritana non solo come simbolo identitario e culturale ma anche come reale opportunità economica”, ha sottolineato Sonia Angotzi, titolare del laboratorio “Le dolci note”.

Dopo Assemini e Oschiri ora tocca a Cuglieri il riconoscimento ministeriale che attesta qualità e origine del prodotto tipico. A base di pasta violada (semola rimacinata), la ricetta di Cuglieri è ripiena di carne di maiale e di vitella, lardo fresco, carciofi, fave, piselli, olive snocciolate, pomodoro secco, aglio, prezzemolo, zafferano, noce moscata, e vino bianco. Modellata sapientemente, si presenta come una morbida e croccante pentola di pasta tappata con un coperchio di pasta al cui interno possiamo trovare tradizionalmente “su papu”, il ripieno con tutti gli ingredienti di origine animale e vegetale. Ciò che accomuna le panadas cuglieritane oltre agli ingredienti conformi alla ricetta originaria, è sa cosidura, la cucitura ornamentale che come un ricamo unisce sapientemente, a mano, i due dischi di pasta che formano il contenitore, quasi a formare una coroncina.

“L’8 Marzo porta sempre bene alla panada di Sardegna. Oggi premia quella cuglieritana. Un lavoro di ricerca e antropologico lungo tre anni – ha dichiarato l’antropologa asseminese Veronica Matta, che ha curato la scheda storica e antropologica – ma che oggi segna un traguardo importante per tutti noi. Decifrare sa panada ha significato in primo luogo ottenere delle risposte sui tratti culturali della comunità che la produce, dall’economia all’organizzazione sociale, ai valori. La sua fortuna è dipesa e dipende dai gruppi umani che possiedono e trasmettono da una generazione all’altra l’eredità tecnica accumulata nel tempo, frutto delle relazioni con l’ambiente circostante. La panada cuglieritana lega il suo popolo al posto, alla terra e alle proprie case. Storicamente fatta dalle massaie di casa da vecchie ricette di famiglia, veniva preparata usando tutto ciò che vi era di fresco e disponibile nel territorio. Gli abitanti del Montiferru hanno sempre avuto rapporti molto stretti con il territorio dedicandosi al pascolo e all’agricoltura mostrando un utilizzo delle risorse nel rispetto della natura e della valorizzazione non solo a fini turistici, dell’ambiente il cui clima è influenzato dalla vicinanza del mare e dalla disposizione delle montagne. Le zone attorno a Cuglieri, Scano di Montiferro e Sennariolo, sono ricoperte di oliveti, da cui gli abitanti traggono l’olio extravergine di oliva e le prezioso olive usate per condire le panadas. Mentre i vigneti sono comuni nei terreni più vicini alla costa e da essi gli abitanti traggono il vino bianco adoperato per la cottura della farcia delle panadas. Diffuse le coltivazioni locali di fave e carciofi usati come condimento per la preparazione delle panadas. Grazie alla crescita nei campi, avvenuta in modo naturale, e alla sua essicazione sotto il caldo sole della Sardegna, il pomodoro secco è elemento saporito e di grande arricchimento nella lavorazione delle panadas di Cuglieri. Oltre all’agricoltura e alla coltivazione dell’ulivo, l’allevamento di bovini e la pregiata carne del Bue rosso, i cui pascoli intersecano vari paesi Bonacardo, Cuglieri, Seneghe, Santu Lussurgiu, Scano Montiferro, Paulilatino, Sindia, Tresnuraghes, Narbolia, Macomer, Abbasanta, Bauladu e Borore. E infine, non mancano gli allevamenti, anche all’aperto, di maiali da cui i produttori di panadas adoperano oltre la carne, l’immancabile strutto con cui impastano la semola rimacinata. Il riconoscimento ministeriale – conclude l’antropologa – rappresenta un’importante tappa per il nostro progetto di valorizzazione della Panada di Sardegna. Il sogno nel cassetto prevede l’unione delle comunità di Assemini, Oschiri e Cuglieri verso il marchio IGP sotto il nome di “Panada di Sardegna”. Ma oggi sappiamo, che tutte e tre le comunità sono burocraticamente sullo stesso piano, e potranno anche decidere di correre da sole”.

“Importante riconoscimento de Sa Panada di Cuglieri, che entra a far dell’elenco nazionale dei prodotti tradizionali – ha dichiarato il Sindaco Gianni Panichi e l’assessora alla cultura Maria Franca Curcu – grazie a chi si è speso e ha seguito l’iter burocratico non semplice. Per il nostro paese e per la nostra comunità è un grande passo avanti verso il marchio IGP. Grazie all’antropologa Veronica Matta, a Sonia Angotzi come attività produttiva e all’agenzia regionale Laore Sardegna (Maria Pastorella Crisponi, Elisabetta Pace, Paola Ugas) che hanno sostenuto la procedura”.