Tantissimi manifestanti a favore della democrazia si sono radunati questa mattina davanti alla West Kowloon Magistrates’ Court di Hong Kong per portare la loro solidarietà ai 47 dissidenti accusati formalmente domenica dalla polizia di sovversione, in base alla contestata legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino sull’ex colonia britannica. Se riconosciuti colpevoli, potrebbero essere condannati al carcere a vita.
Alcuni manifestanti hanno cantato slogan tra cui “Liberare tutti i prigionieri politici” e “Stand with Hong Kong”, altri hanno lanciato il saluto con le tre dita “Hunger Games”, usato dagli attivisti per la democrazia in Thailandia e Myanmar.
Un piccolo gruppo di manifestanti pro-Pechino ha, invece, mostrato striscioni di supporto alla polizia, con uno degli striscioni che invitava “a punire severamente i traditori”.
Quella di oggi è tra le manifestazioni di protesta più grandi degli ultimi mesi nella città, alle prese anche con le restrizioni legate al Covid-19, mentre l’azione di Pechino per stroncare il dissenso sta crescendo a passo spedito dopo le proteste pro-democrazie e le riforme, anche violenti, del 2019.
La stretta della polizia ha preso di mira le primarie di luglio 2020 del fronte pandemocratico in vista delle elezioni politiche di settembre, rinviate di un anno a settembre 2021, promosse tra gli altri da Benny Tai e dagli ex deputati Claudia Mo, Jeremy Tam, Helena Wong e ‘Long Hair’ Leung Kwok-hung.
La mossa ha suscitato rinnovate critiche internazionali, guidate da Usa e Gran Bretagna, contro la soppressione da parte di Pechino di quelle libertà e autonomia promesse per la durata di 50 anni dalla restituzione dei territori dal Regno Unito alla Cina del 1997.