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Questa è un’isola dove tutti invocano la storia, ma tutti appaiono inabili nell’affrontarla e nell’autodeterminarla, la storia pare essere sempre lontana nel tempo e nello spazio geografico, è qualcosa che pare essere subita e inseguita, mai programmata o autodeterminata.
Questo è lo scenario che rende ipertrofiche questioni come il Restauro dei giganti di Monti Prama, con uno scenario dialettico e politico che non ragiona in termini di industria artistica e culturale, ma si limita ad analisi di marketing economico e turistico con il relativo indotto derivante.

A Cabras è nato un movimento spontaneo, appoggiato da intellettuali e storici d’area, che chiede a viva voce, che i giganti da restaurare non lascino Cabras per Cagliari, perché non ci sarebbe la garanzia di restituzione, per la quale si fa garante il Ministro della cultura Dario Franceschini.

Vivo in quest’isola soltanto da ventuno anni, non abbastanza per sposarne il provincialismo, sarebbe assurdo applicare queste precondizioni culturali ad altre realtà.
V’immaginate se a Pompei chiedessero la restituzione della casa del fauno, esposta permanentemente al Museo Archeologico di Napoli?Perché uno studioso non dovrebbe visitare il Museo Archeologico, così come Pompei e Ercolano?
Possibile che tutta questa questione ruoti intorno a un’idea e visione di turismo che si fermi a Cagliari o a Cabras nel nome dei giganti come unico attrattore?

Ditemi che non è vero, per piacere ditemi che è tutto uno scherzo per muovere un poco di propaganda politica.
Non fossero burle di propaganda politica, dovrei pensare che in quest’isola l’arte e la cultura sono lette con la stessa logica del turismo balneare, in un momento storico dove è palese, che di turismo balneare non si vive un anno intero.
Trovo incredibile il confinare la cultura identitaria locale, la propria storia, nell’ambito di un’idea di turista e d’offerta culturale piatta e banale, i giganti esposti al Museo Archeologico di Cagliari sono e restano il Sinis, così come gli impressionisti sono Parigi anche se osserviamo un quadro di Monet a New York.
Come si può pensare a un turista studioso, che visti i giganti a Cagliari, decida di farsi un bagno al Poetto piuttosto che recarsi a Cabras? Perché è così complicato in quest’isola scindere la propria storia e cultura dalla logica del complesso alberghiero?

Intellettuali locali, evocano e invocano a sproposito altre realtà, favoleggiano su scala locale di interventi di restauro spettacolarizzati per allietare dal vivo il turista, ma come si può rappresentare una realtà come quella di Cabras come fosse Roma, Napoli, Milano o Firenze?
Roma, Napoli, Milano e Firenze producono professionalità che coprono il loro territorio, lo fanno da secoli, formano e producono di anno in anno professionisti del Restauro, pensate a Brera con la scuola di Restauro direttamente connessa alla Pinacoteca.
Surreale invocare un quinto del patrimonio nazionale da tutelare nell’isola, quando l’Accademia di Sassari (insufficiente a coprire l’esigenze dell’isola) non è ancora riuscita ad attivare un corso di Restauro.

Il vero nodo di tutta questa storia, l’irrisolto con la storia, il perno di sistema assente da sempre, è l’Accademia di Belle Arti a Cagliari mai nata.
Chi dovrebbe restaurare i giganti di Cabras e con quale formazione?
Ritengo che con questo scenario sia giusto che la Sopritendenza si faccia carico del restauro, non c’è alternativa, lo scandalo è nella frammentazione e della dispersione generata da un sistema debole, privo del fulcro che formi competenze specifiche, è evidente che a Cagliari un team di restauratori possa operare con meno problematiche che a Cabras, ma è anche evidente come Cagliari sia sprovvista da secoli di formazione pubblica specifica in tal senso.

Assurdo, che un’area metropolitana come quella sud isolana, ancora sconnetta l’alta formazione artistica dal suo patrimonio archeologico, questo è il punto dell’analfabetismo storico sulla questione, l’impossibilità di muoversi su altre traiettorie calibrate sulle specificità locali in una visione d’insieme.
I giganti sarebbe giusto fossero restaurati in loco, ma non c’è una realtà isolana che forma e specializza in tal senso, non c’è la capacità strategica di materializzare indotto residente attraverso una propria autonoma alta formazione artistica, in questo scenario desolato e isolato tutto è nelle mani della soprintendenza, osteggiata e non sostenuta dalla politica locale, l’assenza d’Alta Formazione Artistica a Cagliari alimenta caos e frammentazione, e questo avviene nel nome dell’identità delle comunità.

L’opinione di Mimmo Domenico Di Caterino