I Carabinieri di Tortolì e della Compagnia di Lanusei (Nu) hanno identificato anche il complice del rapinatore di Don Pirarba. Nel pomeriggio del 26 gennaio è stata eseguita, nei confronti del giovane che è stato individuato come complice di Emilio Derosas nella rapina del 7 maggio 2020 al’anziano sacerdote, la misura cautelare dell’obbligo di dimora nel comune di Tortolì e dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, con l’obbligo di non allontanarsi dalla propria abitazione dalle 21 alle 7.
La misura è riferita, oltre che alla rapina, anche al coinvolgimento del ragazzo in episodi di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Probabilmente, la rapina in danno di Don Pirarba scaturì proprio nell’ambito degli stupefacenti, in parte (se non del tutto) motivata dalla necessità di reperire denaro per alimentare il piccolo spaccio diffuso a Tortolì e nel circondario.
Il ruolo del giovane marocchino nella rapina fu di mero complice nell’adescare don Pirarba, facendolo uscire dalla sua abitazione, consentendo così a Derosas, che rimane l’autore dei fatti in concreto più gravi, di portare a compimento il reato. Nonostante il ruolo minore attribuibile al marocchino, il suo concorso nella rapina, sostenuto dal pubblico ministero Gualtiero Battisti nella richiesta cautelare, è stato riconosciuto dal Gip Francesco Alterio. Il quadro probatorio raccolto a suo carico, in relazione alla partecipazione nel reato, è ampio e definito e tale è stato ritenuto, sulla base degli elementi esposti dal pubblico ministero, dal Giudice per le indagini preliminari.
Il fatto avvenne il 7 maggio 2020 ad Arbatax quando un giovane, molto probabilmente aiutato da altri soggetti, col viso travisato entrò nella villetta dell’anziano parroco nativo di Villagrande per consumare una rapina. Il sacerdote, compreso il pericolo, ha cercato invano di impedire l’ingresso al malvivente, con cui aveva una brutta colluttazione finendo per avere la peggio e riportando importanti lesioni. Il giovane, dopo avere vinto la resistenza dell’anziano sacerdote riuscì a rubare monili in oro, un crocifisso ed una somma di 400 euro in contanti.
Le indagini sin da subito serrate non sono mai state interrotte e i Carabinieri trovarono, attraverso le battute ed i rastrellamenti nelle zone più impervie nei pressi dell’abitazione del parroco, tutto il materiale utilizzato dai rapinatori ed anche il crocifisso derubato.
I vari indizi e la continua pressione sui malviventi portarono i Carabinieri dei Carabinieri, coordinati dalla Procura di Lanusei, ad una prima perquisizione domiciliare in un’abitazione vicina alla casa di don Pirarba, in cui si riteneva che abitasse uno dei rapinatori (il giovane uomo che fu visto entrare nella casa del sacerdote e asportò la refurtiva) la sera del reato, ovvero Derosas. Dentro l’abitazione vennero ritrovati alcuni oggetti parte del “bottino”, tra cui un borsello cosiddetto “portaviatico” (contenente oggetti sacri e strumenti per la liturgia).
A quel punto le prove erano chiare, oltre alle tante altre cristallizzate di recente, ed il 9 giugno 2020 i Carabinieri della Compagnia di Lanusei e della Stazione di Tortolì eseguirono il fermo di indiziato di delitto, emesso dal pm di Lanusei Gualtiero Battisti. Il fermo fu reso possibile e necessario per l’importante carico di indizi emerso nei confronti del rapinatore ma si avevano, inoltre, fondati elementi per ritenere che il giovane, il quale ha già abitato per alcuni anni passati in Spagna, avesse intenzione di fuggire, recandosi di nuovo lì, per sottrarsi, o almeno tentare di sottrarsi, alle ricerche da parte dell’autorità giudiziaria. Il giovane Emilio Derosas, 19enne di Orosei, venne preso in un paese dell’hinterland i Cagliari, dove aveva tentato di cercare riparo, e portato nel carcere di Uta, dove si trova attualmente, nonostante la possibilità di aver potuto usufruire degli arresti domiciliare, che in più occasioni ha violato.
L’Analisi di molteplici impianti di videosorveglianza, quindi, ha permesso di ricostruire i movimenti del rapinatore; le testimonianze del vicinato e dei familiari che sono risultate discordanti hanno sin da subito indirizzato le indagini. Il ritrovamento della refurtiva con il riconoscimento da parte di Don Pirarba del materiale con precise indicazione di dove le avesse acquistate. L’Individuazione fotografica del soggetto ed il ritrovamento degli indumenti utilizzati dal Derosas, intrisi di molteplici peli di gatto, magari gli stessi presenti dalla zia, sono stati, altri, efficaci elementi affinché la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Lanusei emettesse un decreto di Fermo di Indiziato in data 8 giugno 2020, ad un mese dalla efferata rapina.
Proprio in onore e con il pensiero rivolto all’anziano parroco deceduto il 10 dicembre 2020, i militari della Stazione di Tortolì e della Sezione Operativa hanno composto l’ulteriore tassello del puzzle con la cattura del complice, un ventenne di Tortolì con precedenti di polizia.