Il nuovo stop al comparto della ristorazione e servizi pubblici in Sardegna dovuto al passaggio dalla fascia gialla a quella arancione, “avvenuto durante la notte, è un grave colpo a tutto il settore e al suo indotto”. Lo denunciano le segreterie unitariedi Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs che hanno sollecitato la Regione per una “immediata convocazione dei rappresentanti sindacali”, insieme alle associazioni datoriali, “per assumere azioni a difesa del settore, la sua dignità ed economia”.
Secondo i segretari, Nella Milazzo, Giuseppe Atzori e Cristiano Ardau, “sono facilmente ipotizzabili gli scenari futuri sul piano occupazionale dove il settore pagherà il prezzo più alto rispetto ad altri settori in una regione già debole sul piano occupazionale prima dell’avvento del virus. E’ risaputo – aggiungono – che l’integrazione salariale da cassa integrazione o FIS fatichi a raggiungere i 5,50 euro lordi all’ora, prefigurando anche una prossima ma inevitabile emergenza sociale”.
“Ogni operatore del settore ha subito danni economici ingenti, sulle merci acquistate e non utilizzate, prenotazioni annullate, lasciando i lavoratori a riposo senza diritto di retribuzione – spiegano – Questo vale per i lavoratori diretti, gli autonomi e per tutto l’indotto ovvero chi fornisce le merci, le attrezzature, i servizi di ICT e in genere i servizi alle aziende”.