Da domenica 24 gennaio la Lombardia diventa “zona arancione”, dopo una settimana trascorsa in “zona rossa” per errore, errore sul quale si è consumato lo scontro politico e non solo, con i commercianti che ora minacciano una class action per i danni immotivati che hanno subito. Il nodo è: di chi è la colpa se la Regione il 16 gennaio, pieno periodo di saldi, è finita in zona rossa anche se non doveva? Errore nei numeri della Regione o nel calcolo della Cabina di regia e del Ministero? Nell’ordinanza firmata per riportare la Lombardia in zona arancione, il ministro della Salute Roberto Speranza ha messo nero su bianco che la decisione è stata presa sulla base dei dati “rettificati” dalla Lombardia.
Il governatore Attilio Fontana ha invece ribadito che il Pirellone non ha “mai sbagliato a dare i dati e non li ha mai rettificati”, ha solo valorizzato alcuni dati “su richiesta dell’Istituto Superiore di Sanità”.
E anzi, ha annunciato che il ricorso presentato nei giorni scorsi contro la zona rossa al Tar del Lazio andrà avanti, con l’impugnazione anche dell’ultima ordinanza di Speranza e dei verbali del Cts e della cabina di regia in cui si parla di una rettifica.
Fontana intanto ha annunciato che alla prossima seduta della conferenza Stati-Regioni chiederà “al governo che nell’ambito del prossimo scostamento autorizzato dal Parlamento venga inserita esplicitamente una somma che equivale a quello che è stato il danno che le nostre categorie hanno subito”.
Sono 14 a questo punto le Regioni in area arancione. Con una ordinanza il ministro della Salute Speranza conferma in area arancione Calabria, Emilia Romagna e Veneto. Restano in questa fascia anche: Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Puglia, Umbria e Valle d’Aosta. Con le ultime ordinanze firmate oggi sono, inoltre, entrate in fascia arancione anche la Sardegna e la Lombardia, che prima erano rispettivamente in fascia gialla e rossa.
A criticare le decisioni sulle zone non è solo la Lombardia, che ora si prepara a riaprire con il sindaco di Milano Giuseppe Sala, che ha firmato un’ordinanza per scaglionare gli orari mattutini con l’apertura dei negozi non alimentari posticipata alle 10.15. Contro il passaggio in arancione ha tuonato anche il presidente della Sardegna Christian Solinas, che chiede una rettifica altrimenti, ha spiegato, “tuteleremo le ragioni della Sardegna in altre sedi”. La Provincia autonoma di Bolzano invece continua ad esercitare le sue prerogative: aperti negozi e bar anche se è in zona rossa, ormai solo con la Sicilia.