“E’ davvero preoccupante la tronfia soddisfazione dei rappresentati della maggioranza per l’approvazione del Piano Casa che verrà, giustamente e molto probabilmente, impugnato dal governo nazionale”: così il segretario generale della Cgil Michele Carrus boccia la norma considerata come “un pasticcio compiuto con metodi autoritari, senza alcun confronto con le rappresentanze della società e, per giunta, incentrato sulla vecchia logica dell’equivalenza tra volumetrie e sviluppo”.
Per la Cgil quel che appare evidente è la rispondenza dell’articolato di legge con i desiderata di alcune associazioni portatrici di interessi esclusivamente privati e speculativi: “Una legge che non darà alcun impulso alle politiche di sviluppo e crescita e che, in attesa del giudizio della Corte costituzionale, genererà caos e incertezza nei cittadini e fra gli operatori del settore, con il rischio di alimentare contenziosi”.
Nel merito, la norma si caratterizza per l’accentramento di poteri sottratti alle istituzioni democratiche del territorio e per l’assenza di una visione strategica. Una norma dannosa rispetto all’uso dell’agro e a un sano rapporto città-campagna, vuota rispetto alla riqualificazione e rigenerazione urbana perché l’assenso agli incrementi volumetrici non è per nulla condizionato nè selettivo, spericolata rispetto alla trasformazione di servizi ad uso residenziale e al mercato delle volumetrie, pericolosa quanto all’uso abitativo di soffitte e seminterrati.
“In attesa che vengano rilevati gli evidenti vizi di incostituzionalità – conclude Carrus – resta il rammarico di vedere approvata, con logica proprietaria a discapito di un bene collettivo, una potenziale devastazione dell’urbanistica e della tutela del paesaggio”.