Durante il processo non è stato accertato l’elemento del dolo del reato di peculato, quindi “il fatto non costituisce reato”. Questa la motivazione con la quale il pubblico ministero Marco Cocco ha chiesto l’assoluzione per tre esponenti dei Riformatori. L’inchiesta verteva sull’uso dei fondi destinati ai gruppi del Consiglio regionale della Sardegna nella tredicesima legislatura.
Al termine di una lunga requisitoria, pur contestando alcune spese (come quelle per l’acquisto di bandiere di partito o per un regalo di laurea fatto a una dipendente), il magistrato ha chiesto l’assoluzione per i tre esponenti del gruppo dei Riformatori. Ma per altri acquisti ha ritenuto i fatti prescritti. In altre parole, per il pm Cocco una parte dei soldi sarebbe stata utilizzata in maniera non regolare, ma senza che gli imputati avessero la percezione di commettere un illecito.
A processo – con l’accusa di peculato aggravato – l’ex parlamentare Pierpaolo Vargiu e gli allora consiglieri regionali Attilio Dedoni e Franco Sergio Pisano, tutti difesi dagli avvocati Pierluigi Concas, Leonardo Filippi, Andrea Chelo, Francesco Atzeni, Marco Lisu e Daniela Cicu. Nelle arringhe, Filippi e Concas hanno ribadito la correttezza dell’operato dei loro assistiti, sollecitando un’assoluzione con la formula più ampia “perché il fatto non sussiste”. A Vargiu viene contestata la cifra maggiore in qualità di tesoriere del Gruppo.
Il 19 gennaio il collegio presieduto dal giudice Giovanni Massidda pronuncerà la sentenza.