Operazione ‘Maddalena’ dei Carabinieri del Comando Provinciale di Cagliari, che da stamani sta interessando le province di Cagliari, Nuoro, Oristano, Sassari, Livorno, Grosseto, Roma, Caserta e Napoli e la Corsica.
I carabinieri del Comando Provinciale di Cagliari, insieme ai colleghi dei reparti territoriali competenti, con Squadre e Unità cinofile antidroga e anti-esplosivo dello Squadrone eliportato Cacciatori di Sardegna, hanno eseguito 32 misure cautelari personali, di cui 20 in carcere e 12 ai domiciliari, nei confronti di altrettante persone, disposte dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Cagliari. I reati contestati agli indagati, italiani e stranieri (due corsi), sono quelli di associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, al traffico internazionale e alla detenzione di armi comuni da sparo, da guerra e clandestine, all’organizzazione di reati gravi contro il patrimonio (rapine e assalti a caveaux e furgoni), smercio di banconote false e riciclaggio di mezzi e denaro.
Le operazioni sono state eseguite all’alba di oggi con l’impiego di un elicottero dell’11° Nucleo Elicotteri del Carabinieri di Cagliari- Elmas.
Gli arresti scaturiscono dall’indagine finalizzata al contrasto ai reati contro il patrimonio, denominata “Maddalena”, condotta tra il 2018 e il 2020 dai carabinieri del Comando Provinciale di Cagliari e del Comando Provinciale di Livorno, sotto il coordinamento delle rispettive Dda delle Procure di Cagliari e Firenze. Il complesso lavoro investigativo prende il via a settembre 2018 con una serie di controlli mirati su alcuni ovili della giurisdizione della Compagnia di Carbonia che hanno consentito ai carabinieri di scoprire all’interno di un ovile dell’allevatore di Santadi (Su), Umberto Secci, l’esistenza di un furgone Iveco Daily rubato a Nuoro il 12 ottobre 2017, insieme ad altri due mezzi, uno dei quali risultava essere stato utilizzato per un tentativo di rapina ad un portavalori a Castiadas nel gennaio 2018. Questo particolare ha fatto sorgere il sospetto di un suo coinvolgimento nelle rapine, tanto che, ben presto, da osservazioni e controlli sul territorio, si è sviluppato un filone di indagini che ha consentito di far emergere l’esistenza di una rete criminale dedita al traffico internazionale di stupefacenti, principalmente cocaina e marijuana, al traffico di armi ed esplosivi, alle rapine e al riciclaggio di capitali illeciti.
In questo quadro gli inquirenti, monitorando e seguendo i movimenti dell’allevatore, hanno documentato frequenti incontri riservati tra il Secci e tale Giovanni Mercurio, 56enne di Loculi (Nu), quest’ultimo a capo di un’organizzazione per il traffico internazionale di armi e di stupefacenti con la Corsica, nonché di una rete di rapporti finalizzata a reati contro il patrimonio, principalmente rapine a sedi della Mondialpol e assalti a furgoni portavalori in Italia e all’estero.
Il traffico degli stupefacenti, delle armi e degli esplosivi avveniva sull’asse Sardegna – Corsica, laddove la droga e gli esplosivi sardi venivano ceduti in cambio di armi. Nell’isola francese venivano commercializzati variabili quantitativi di droga: sono stati registrati complessivamente 82 kg di marijuana, 10 kg di hashish e 5 kg di cocaina. In questo ambito le indagini sono state svolte in cooperazione internazionale con la costituzione, presso Eurojust, a giugno 2019 all’Aja, di una Squadra Investigativa Comune tra i Carabinieri di Carbonia e la Police Nationale di Ajaccio, coordinata rispettivamente dalla DDA della Procura della Repubblica di Cagliari e dalla JIRS (Juridictions Interrégionales Spécialisées) di Marsiglia. Detto coordinamento è stato seguito, stante la complessità dell’attività, direttamente dalla Direzione Nazionale Antimafia presso la Procura Generale della Corte Suprema di Roma.
Mercurio nei rapporti illeciti con la Corsica, si avvaleva della collaborazione di Francesco Ledda, 49enne di Ala dei Sardi (Ss) che, insieme al figlio Marco Davide e alla compagna Patrizia Scanu, si occupava della custodia, trasporto e commercializzazione della cocaina, hashish e marijuana, utilizzando la propria abitazione sull’isola francese. Mercurio si occupava di reperire lo stupefacente in Sardegna, Ledda lo trasportava in Corsica dove, con Dario Azzena, un sardo emigrato in Francia, aveva costituito una rete di spaccio: i due tagliavano la sostanza, la vendevano e periodicamente consegnavano il ricavato al Mercurio, in una sorta di rapporto bancario. Alcuni di questi pagamenti sono stati documentati nelle indagini, 60.000 euro a luglio 2019, 20.000 euro a febbraio 2020.
Gli investigatori hanno scoperto che Mercurio si riforniva di stupefacente anche nel Lazio dove con Antonio Spano 31enne di Olbia, suo uomo di fiducia, aveva aperto un canale per l’acquisto di un grosso quantitativo di cocaina da un trafficante, tale Federico Fiorentini Arditi, e in una occasione lo avevano incontrato a Fiumicino a luglio 2019. La cocaina acquistata nel Lazio, circa 2kg, era di ottima qualità e fu commercializzata in Corsica dal figlio di Ledda e Azzena. La stessa tipologia di droga veniva venduta anche in Sardegna, in Gallura da Antonio Spano e Patrizia Scanu, e nel sud Sardegna, presso l’ovile di Secci a Santadi, dove l’organizzazione aveva un’altra base logistica per il commercio della droga e per la commissione dei reati contro il patrimonio.
Nel Sulcis Secci teneva i contatti con Mercurio attraverso schede telefoniche segrete dedicate, trafficava droga con Pietro Paolo Serventi e aveva una propria rete di relazioni per il commercio illecito con la coppia Roberto Sibiriu e Luisella Trastus di Villaperuccio.
A riscontro di tali attività illecite, il 15 febbraio 2020, a Ghilarza è stato arrestato in flagranza di reato, Sanna Roberto che aveva acquistato 527 grammi di cocaina da Secci; il 9 luglio 2020 Nicola Locci è stato bloccato dai carabinieri di Carbonia e arrestato con 2 kg di cocaina, che aveva ricevuto dalla coppia Trastus e Sibiriu i quali, a loro volta, avevano acquistato a Cagliari in via Bosco Cappuccio, noto luogo di spaccio.
Gli accordi tra i due sardi trapiantati in Corsica, Ledda e Azzena, e Mercurio non si risolvevano nella fornitura di stupefacenti, ma comprendevano l’organizzazione di rapine e soprattutto la fornitura di armi strumentali alla commissione di delitti contro il patrimonio, in Italia e in Corsica. Le armi di cui Mercurio aveva la disponibilità provenivano tutte dalla Corsica: Ledda e Azzena se le procuravano dal corso Cucchi Jean- Luis, specializzato in furti in abitazione (furto di pistola al sindaco di Figari, Corsica). Le indagini hanno evidenziato anche la possibilità di un assalto ad un furgone blindato a Figari.
Mercurio e Ledda nella preparazione di rapine a sedi della Mondialpol, in Toscana a Cecina e in Sardegna a Elmas (CA), erano in trattativa con esponenti della criminalità campana, con i clan Fabbrocino e Di Lauro, per il tramite del napoletano Antonio Pagano. Infatti, Pagano facendosi aiutare dal nipote Antonio Coppola, era il punto di raccordo con la criminalità campana, i cui esponenti, Luigi Porricelli e Umberto Lamonica, gravati da numerosi precedenti e da associazione di stampo mafioso, erano in grado di reperire con facilità mezzi pesanti di provenienza illecita da utilizzare per l’assalto alle sedi Mondialpol (camion, escavatore, ruspa).
Pagano favoriva gli incontri con la criminalità campana per l’organizzazione delle rapine e in una occasione avviò una trattativa tra i sardi e la criminalità organizzata calabrese per l’acquisto di un container colmo di hashish e fucili d’assalto kalashnikov. Nell’organizzazione delle rapine anche Secci aveva un ruolo determinante: per il suo tramite, Mercurio poteva disporre di una batteria di assalto, composta dai desulesi Andrea Luca Littarru, Alessio Germano Maccioni, Ilio Mannu, Mauro Peddio, Gianfranco Casula, Fabiano Mannu, Giovannino Littarru. Il ruolo decisivo di Secci nelle rapine è testimoniato dal fatto che prima di ogni viaggio per Napoli, in vista della definizione di nuovi accordi con Porricelli, egli si incontrava con Mercurio per la disponibilità del gruppo di assaltatori.
In Toscana, invece, il supporto logistico e organizzativo veniva garantito da Robertino Dessì, un allevatore sardo che disponeva di un ovile nel quale custodiva le armi e gli esplosivi della batteria operativa di desulesi, favorendone gli spostamenti nell’area. I preparativi della rapina alla Mondialpol di Cecina erano arrivati ad uno stato molto avanzato, poiché le armi erano nascoste nell’ovile di Dessì. La batteria dei desulesi aveva eseguito diversi sopralluoghi alla sede della Mondialpol ed era stato affittato un capannone da Salvatore Garippa e Pino Guttadauro per custodire i mezzi pesanti, forniti dalla criminalità campana (Porricelli) e condotti sul posto con più viaggi dagli uomini di questi (Lamonica, Tullio, Sepe, Vallefuoco). Tuttavia, la fase esecutiva saltò non per scelta ma a causa di diversi imprevisti: in un caso i napoletani avevano procurato un escavatore troppo piccolo, in un altro un camion era andato in panne durante il tragitto ed era stato abbandonato dai desulesi per strada.
Le indagini sono state particolarmente complesse per il modus operandi dei rapinatori e delle cautele da loro adottate, tali da aver consentito in precedenza di mettere a segno numerose rapine senza essere mai scoperti. Vantandosi di essere un gruppo di professionisti nel settore, raccontavano di rapine messe a segno presso banche ed uffici postali, anche con il sequestro di persone, nonché a portavalori. In occasione dei loro spostamenti in Toscana spegnevano il telefono o lo lasciavano a casa per riaccenderlo solo dopo il ritorno in Sardegna: Giovannino Littarru, camionista di professione, fratello di Andrea Luca, dimorante in Toscana, era l’unico canale possibile per rintracciare il gruppo di assaltatori. Anche quest’ultimo non ha avuto un ruolo di secondo piano, tant’è che, rinviata la rapina di Cecina, ha ricevuto l’incarico di riportare in Sardegna le armi nascoste in Toscana. Il 31 luglio 2020, dopo essere arrivato al porto di Cagliari a bordo di un camion carico di legname, fermato e perquisito, è stato arrestato perché trasportava 3 kalashnikov, due fucili, 3 pistole beretta e 2 Glock, due bombe a mano, tritolo, esplosivo plastico, giubbotti antiproiettile e oltre 400 munizioni di diverso calibro, passamontagna e guanti.
Infine, al gruppo sono stati contestati anche la detenzione e introduzione nel territorio dello Stato di banconote contraffatte, 50.000 euro di banconote da 20 e 50 euro, che Porricelli con l’intermediazione di Pagano, aveva consegnato a Ledda e Mercurio.