L’Associazione Allevatori della Regione Sardegna esprime forte preoccupazione per l’inserimento di 14 siti sardi tra i 67 individuati a livello nazionale per ospitare il Deposito Nazionale dei Rifiuti Radioattivi e dell’annesso Parco Tecnologico e ciò viste le ricadute che una dislocazione nell’isola di tali impianti potrebbe avere sul sistema agropastorale ed agricolo.
“Le produzioni zootecniche isolane, che legano il loro valore aggiunto alla salubrità dei nostri territori, non possono permettersi un Deposito Nazionale dei Rifiuti Radioattivi e dell’annesso Parco Tecnologico” commenta Luciano Useli Bacchitta, Presidente Associazione Allevatori della Regione Sardegna. “La Sardegna è la prima regione per raccolta di latte ovino (3.193.615 q.li pari al 69% del latte ovino nazionale) e caprino (248.919 q.li pari al 57,29% a livello nazionale)” continua Bacchitta. “La produzione regionale di formaggi ovini e caprini è stimata in 60.000 tonnellate, di cui circa 30.000 tonnellate in formaggi DOP che ci rende leader a livello nazionale. Inoltre – prosegue – tutti i comuni dove si ipotizza la creazione del deposito hanno una forte connotazione agropastorale, solo per fare alcuni esempi Nurri, che ha nel suo territorio anche un importante cooperativa, conta oltre 30.000 capi ovini. Siurgus Donigala ne conta 15.000. Ricordiamo che da quei territori viene raccolto il latte per la produzione delle tre DOP (Pecorino Romano, Pecorino Sardo e Fiore Sardo) e sempre da quei territori provengono agnelli venduti con il marchio IGP”.
In altre parole, conclude il Presidente Associazione Allevatori “per la Sardegna un simile deposito significherebbe la distruzione di un’immagine che in tutti questi anni il comparto agro-zootecnico ha costruito. La nostra posizione non può che essere contraria a questo tipo di ipotesi”.