“Apprendiamo che sarebbe prossima la pubblicazione della relazione tecnica predisposta dalla Sogin, per l’individuazione delle aree idonee allo smaltimento di scorie nucleari sul territorio nazionale. In attesa dell’ufficializzazione e che siano quindi pubblicati i risultati dello studio che potrebbe vedere la Sardegna come sede idonea, ribadiamo con forza la contrarietà ad accogliere il deposito di scorie nucleari sul nostro territorio regionale”. Così, in una nota congiunta, il segretario del Pd sardo, Emanuele Cani, e il capogruppo Pd in Consiglio regionale, Gianfranco Ganau. “Ancora una volta cogliamo l’occasione per ribadire, come già detto in più occasioni e in tutte le sedi politiche ed amministrative – proseguono i due esponenti dem – il principio della Sardegna come regione denuclearizzata. Per questo motivo invitiamo il Governo nazionale, qualora ci fosse solo l’idea di individuare la nostra regione come possibile sede, di scartare anche la più remota di queste ipotesi, rispettando l’unanime posizione più volte ribadita dall’intera popolazione Sarda. Naturalmente ribadiamo di essere pronti ad avviare una sera mobilitazione in difesa dei sardi e della Sardegna che ha già dato tanto al Paese in materia di servitù militari e non solo”, concludono Cani e Ganau.

“Prima le carceri di massima sicurezza, poi le servitù militari, ora le scorie nucleari. Possibile che quando c’è da risolvere una questione che i più ritengono scottante, scomoda, si pensi sempre alla Sardegna?”. Lo afferma, in una nota, il segretario dell’Upc, Antonio Satta. “Chi garantirà la sicurezza dei siti che accoglieranno le scorie nucleari? Ad oggi non abbiamo alcuna certezza sulla qualità delle tecnologie utilizzate. Le passate esperienze – aggiunge Satta – ci dicono che i rapporti di strutture simili col territorio sono sempre difficili. La Sardegna ha già dato”.

“Al di là della localizzazione su cui si esprimeranno le singole amministrazioni e comunità”, Anci Sardegna ribadisce “la più assoluta contrarietà”, alla localizzazione nell’Isola del Deposito Nazionale delle scorie e dei rifiuti radioattivi. In una nota il presidente Emiliano Deiana, in merito ai 14 siti individuati a cavallo fra le Province di Oristano e del Sud Sardegna, si dice sconcertato per “la scelta del Governo di presentare la mappa dei siti potenzialmente idonei nel mezzo della più grave crisi dal dopoguerra ad oggi e di aver individuato, in Sardegna, alcune fra le aree più fragili dal punto di vista economico, sociale, ambientale e demografico”. L’Anci rimarca “le condizioni di svantaggio dettate dall’insularità”, lo “stato di salute” dell’ambiente (“la Sardegna è seconda regione italiana come estensione di aree inquinate o potenzialmente inquinate dopo il Piemonte”) e il “gravame delle servitù militari: il 65% sono in Sardegna con 35.000 ettari di territorio occupato”.

“Questa mattina ho appreso che parte del territorio comunale di Guasila è stato identificato tra quelli idonei a ospitare di rifiuti radioattivi italiani. Non è il solo, visto che le aree candidate sarebbero ben 67”. A dirlo è la sindaca di Gusila Paola Casula, che è tempestivamente intervenuta per ricordare che “il Consiglio Comunale di Guasila già nel 2017 dichiarò denuclearizzato il proprio territorio comunale e si opponeva all’individuazione della Sardegna come deposito nazionale per i rifiuti radioattivi. Il popolo sardo si era, inoltre, già espresso dicendo NO alle scorie con il Referendum del 2011, così come ha fatto la politica sarda in diverse e altre occasioni. Sempre per ciò che concerne il solo territorio di Guasila, la sottrazione di 241 ettari all’agricoltura -così come risulta dalle carte pubblicate – comporterebbe per un paese a vocazione agricola un grosso danno economico, oltre all’elevato rischio relativo alla salute”. La sindaca ha deciso di convocare non solo un consiglio comunale a Guasila, ma anche l’assemblea dell’Unione dei Comuni della Trexenta, dato anche il coinvolgimento di Ortacesus e Siurgus Donigala.

Duro l’attacco di Salvatore Deidda, deputato del partito Fratelli d’Italia. “E’ una follia la pubblicazione della mappa Sogin nel bel mezzo di una crisi Covid non solo sanitaria, ma anche economica e senza neanche un preavviso ai comuni interessati. Generare così il panico e lo sconcerto tra la popolazione poteva essere un’idea solo di un Governo che tenta di distrarre e che evidentemente non ha a cuore soluzioni e ripresa. Le modalità di pubblicazione e comunicazione su un tema così delicato che non a caso ha già richiesto molto tempo sono un terremoto sociale e economico grave”, è quanto dichiara il Deputato di FdI Salvatore Deidda. “I ministri dello sviluppo economico e dell’ambiente vengano immediatamente a riferire su un nulla osta approvato il 30 dicembre e pubblicato il giorno prima dell’epifania, tempistica che non crediamo possa essere casuale. In passato, come giovani di An, abbiamo protestato con una manifestazione a Roma davanti a Montecitorio, quando al Governo era la stessa An. L’Esecutivo utilizza questo tema senza soluzioni idonee al territorio e all’economia italiana e lo fa per nascondere la crisi”, conclude Deidda.

Sempre per il centrodestra, Eugenio Zoffili (deputato e coordinatore della Lega in Sardegna) esprime ferma contrarietà all’ipotesi di smaltire nell’Isola il deposito unico nazionale delle scorie radioattive. “Siamo stupiti e allarmati – dichiara – il metodo è sbagliato perché scelte del genere devono essere condivise con le Regioni”. Per il parlamentare di Erba “si tratta dell’ennesimo sopruso di questo governo”. E conclude: “Presenterò un’interrogazione alla Camera”.

“L’inserimento della Sardegna tra le regioni idonee a ospitare i rifiuti radioattivi è inaccettabile, non tiene conto della vocazione della Sardegna né della necessità di tutelare l’ambiente e il paesaggio sardi e non risponde in alcun modo alle esigenze dell’Isola. In un momento delicato come quello attuale, nel corso del quale la classe politica intera si interroga sulla necessità di attivare forme di sviluppo sostenibile, l’ipotesi relativa alle scorie è decontestualizzata e va combattuta con unità, forza, decisione. Sarebbe, in caso contrario, l’ennesimo sfregio ai danni della Sardegna compiuto da uno Stato arrogante, disattento e incurante delle conseguenze”. Così il consigliere regionale dei Riformatori Michele Cossa. “Il popolo sardo ha già respinto l’ipotesi, inviando in questi anni più di un segnale al Governo. Rispolverare l’ipotesi ora non tiene conto dell’evolversi del contesto sardo e rappresenterebbe un atto gravissimo davanti al quale siamo pronti a dare battaglia. Non c’è alcun vantaggio economico che possa recuperare in qualche modo il danno che ne deriverebbe per la nostra Isola: per questo motivo non siamo disposti a barattare il futuro della Sardegna e dei sardi in nome di una ricaduta economica e di ipotetici posti di lavoro”, conclude l’esponente dei Riformatori.

Così anche il deputato e coordinatore regionale di Forza Italia, Ugo Cappellacci: “Il 97% dei sardi nel referendum del 2011 ha già detto no al deposito nazionale delle scorie radioattive nell’isola. Non c’è nessun consesso, nessuna conferenza di servizi, nessuna assemblea legittimata a sovvertire la volontà espressa dal popolo sardo. Il Governo sappia che ci opporremo a con tutte le nostre forze a decisioni antidemocratiche, ingiuste e inaccettabili”. E prosegue. “Nessuno osi violare la volontà di un popolo, espressa democraticamente. Siamo pronti a dare battaglia – prosegue l’esponente azzurro – dentro e fuori dal Palazzo contro un’ipotesi che respingiamo con sdegno perché non accettiamo l’idea che la nostra terra sia vista come la destinazione di qualsiasi scelta o carico scomodo da scaricare sulla collettività. Diciamo no alla pattumiera radioattiva non solo per tutto ciò che comporta in sé, ma anche perché tutto il mondo vedrebbe la nostra isola come una discarica e non come quel paradiso terrestre che è e che deve restare sia per chi ci vive, sia per chi la ama e la vede come meta turistica. Noi abbiamo un’idea diversa – conclude – la Sardegna deve diventare una sorta di arca di Noè d’Italia, dove mostrare al mondo e mettere al sicuro il meglio del nostro patrimonio naturalistico, paesaggistico, archeologico e culturale”.

Anche i parlamentari sardi del Movimento Cinquestelle si dichiarano assolutamente contrari al deposito di scorie in Sardegna. “Seppure la Sardegna disponga dei requisiti, non si può non tenere conto del referendum consultivo popolare regionale riguardante l’installazione nell’Isola di centrali nucleari e di siti per lo stoccaggio di scorie radioattive. Nel 2011, infatti, con un’affluenza record, i sardi dissero ‘no’ lanciando un messaggio al Governo forte e chiaro”. Intanto, “ora inizia la fase di consultazione dei documenti per la durata di due mesi, all’esito della quale si terrà nell’arco dei 4 mesi successivi, il seminario nazionale – osservano – Sarà questo l’avvio del dibattito pubblico vero e proprio che vedrà la partecipazione di enti locali, associazioni di categoria, sindacati, università ed enti di ricerca, durante il quale saranno approfonditi tutti gli aspetti, inclusi i possibili benefici economici e di sviluppo territoriale connessi alla realizzazione delle opere. “Noi – concludono – siamo fermamente convinti che la volontà popolare, espressa in modo inequivocabile, sia sacra e per questo faremo valere le nostre ragioni di contrarietà in tutte le sedi competenti”.

Si leva forte la presa di posizione di Epi Sardegna per un NO secco e contro la presenza di aree di stoccaggio di scorie nucleari ubicate in Sardegna proposte e individuate dal Governo Nazionale. E’ di queste ore la pubblicazione Ministeriale della mappa dei possibili siti per lo stoccaggio delle scorie nucleari, che vede ben 13 siti individuati in Sardegna, ubicati fra L’oristanese e La Marmilla.

Tore Piana coordinatore regionale dichiara, “Un secco no alla presenza di scorie nucleari in Sardegna, il governo levi immediatamente la Sardegna dalla mappa dei possibili siti per lo stoccaggio delle scorie nucleari, la Sardegna ha già dato, abbiamo infatti il 60 % delle servitù militari nell’isola che in cifre significano 35.000 ettari e 20.000 chilometri quadrati di specchio di mare, un’altra presenza sarebbe interpretato colonialismo puro”.

“La Regione e tutte le forze politiche Sarde, devono ora mostrare tutta la contrarietà a tale ipotesi e non basterà leggere semplici dichiarazioni, servono atti concreti e eventuali prese di forza concrete. Il Presidente Solinas che rappresenta la Sardegna e anche il PSd’Az partito Sardo a valenza autonomistica, deve ora dimostrare tutta la sua concretezza”, conclude Tore Piana a Nome di EPI Sardegna.

“Prima di parlare di depositi di scorie nucleari al Sud lo Stato italiano pensi a garantire le bonifiche per i siti inquinati che aspettiamo da oltre vent’anni, un ciclo dei rifiuti virtuoso e lo stop alle trivellazioni. Se uno Stato ha ampiamente dimostrato di aver fallito l’ordinario nelle regioni del Mezzogiorno, con quale faccia si propone di gestire anche lo straordinario come l’individuazione e lo stoccaggio di rifiuti radioattivi? La mappa è vergognosa anche perché individua la maggior parte delle aree idonee allo stoccaggio nel Mezzogiorno del nostro Paese”. A dichiararlo è l’eurodeputato Ignazio Corrao in riferimento alla pubblicazione della Carta nazionale delle 67 aree potenzialmente idonee per lo stoccaggio dei rifiuti nucleari tra le quali figurano 4 aree siciliane.

“Quella di individuare aree in Sicilia e Sardegna – spiega Corrao -sarebbe un’ipotesi agghiacciante considerando che sono territori votati all’agricoltura, al turismo e alla valorizzazione delle risorse naturali. Ma si tratta anche di regioni che hanno zone già devastate da inquinamento, emissioni industriali velenose, discariche a cielo aperto e triangoli della morte. Il Governo si occupi piuttosto delle bonifiche dei territori del sud, anziché pensare di riversare ulteriori scorie. Auspico che il percorso di individuazione delle aree tenga conto delle specificità dei territori”.

“Assolutamente discutibile – sottolinea l’eurodeputato siciliano – è inoltre la scelta dell’Italia di dotarsi di un solo Deposito Nazionale che ospiti a lungo termine e contemporaneamente i rifiuti di bassa, media ed alta attività. Si tratta dell’unico caso al mondo, che comporta per giunta la ‘nuclearizzazione’ di un nuovo sito, per il quale è decisivo il consenso dei cittadini e delle istituzioni locali. Condivido la proposta di Greenpeace secondo la quale sarebbe stato più ragionevole verificare più scenari, utilizzando i siti esistenti e applicando a ciascuno una procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS).

Scorie nucleari, si avvicina l’ora del Deposito nazionale