L’unica vera calamità naturale è avere questa classe politica sarda per cui la Sardegna non esiste, meno che mai la Sardegna dell’interno, la Sardegna da cui non si possono drenare molti voti né facili denari. Che Bitti sia a rischio idrogeologico lo si sa da almeno dieci anni. L’allora sindaco Ciccolini lo segnalava a gran voce agli assessori regionali ai Lavori pubblici e all’Ambiente: «Sono necessari e quanto mai urgenti interventi di messa in sicurezza dell’abitato, connessi ai canali tombati dei rii Cuccureddu e Giordano. Si segnala inoltre la grave pericolosità idraulica connessa al reticolo minore gravante sul centro edificato, il quale può incidere sulla sicurezza del territorio e popolazione».
In questi dieci anni si sono alternati centrodestra (Cappellacci) e centrosinistra (Pigliaru) e oggi di nuovo centrodestra e non è stato fatto assolutamente nulla. Praticamente tutta la classe politica sarda è complice di quanto accaduto a Bitti ed è ipocrita parlare di “calamità naturale”. Mentre in tutto il mondo si discute di leggi per vietare il consumo del suolo, in Sardegna si mettono le mani sulle coste con il cosiddetto “piano casa” che prevedono incrementi volumetrici anche nella fascia protetta dei 300 metri dalle coste.
Noi abbiamo una proposta opposta: approvare con urgenza una legge regionale che contrasti il consumo di suolo e per interventi strutturali sul territorio visto i cambiamenti climatici. Bisogna incentivare il recupero del patrimonio esistente, altro che continuare a cementificare. Bisogna partire da un censimento delle aree e edifici dismessi, non utilizzati o abbandonati e da un serio piano per il loro riutilizzo. In Sardegna il suolo, l’ambiente e il paesaggio sono una risorsa indisponibile, non illimitata e già fortemente compromessa.
(Questo comunicato è sottoscritto anche dal gruppo ambientalista Carlofortini Preoccupati che nel 2012 propose una legge contro il consumo del suolo)
Di Caminera Noa