E’ stata la giornata del consulente della difesa Danilo Coppe, geominerario, artefice dell’esplosione del ponte Morandi di Genova, al processo sui cosiddetti “veleni di Quirra” davanti alla giudice monocratica del tribunale di Lanusei, Nicole Serra.
Alla sbarra otto comandanti che hanno guidato il Poligono interforze di Perdasdefogu dal 2004 al 2010: sono accusati di omissione aggravata di cautele contro infortuni e disastri, perché non avrebbero recintato e interdetto al pubblico le zone dove – secondo la Procura guidata allora da Domenico Fiordalisi – la distruzione sistematica attraverso il brillamento di tutte le munizioni e le bombe inservibili e il seppellimento di rifiuti militari avrebbero creato un disastro ambientale responsabile delle malattie e delle morti sia degli animali, sia delle persone (militari compresi) che hanno frequentato il Poligono. Secondo l’esperto, “tutti i brillamenti sono stati fatti tenendo conto delle misure di sicurezza previste a livello nazionale e dalle direttive comunitarie”. Coppe si è poi soffermato sulla distanza dai centri abitati e ha ritenuto “del tutto impossibile che le polveri derivate dai brillamenti fossero arrivate nell abitato di Escalaplano”, distante poco meno di 10 chilometri.
Dopo la visione dei filmati delle esplosioni acquisite agli atti dai Pm Biagio Mazzeo e Daniele Loi, l’esperto ha affermato: “In seguito ai brillamenti si vede una nuvola che si innalza ma dopo 20 o 25 secondi quella nuvola precipita a terra, quindi le polveri non rimangono nell’aria e in condizioni di forte vento le esercitazioni militari non erano previste dai protocolli di sicurezza”. Quanto all’inquinamento del terreno, il consulente ha spiegato: “Siamo in presenza di un terreno metamorfico con la caratteristica che l’esplosione si propaga in senso orizzontale ed evita di creare danni nella profondità”. Soddisfatto il pool difensivo. “Oggi in aula ha parlato uno dei massimi esperti mondiali nel campo delle esplosioni, stiamo parlando di colui che è stato chiamato a buttar già il ponte Morandi – ha detto l’avvocato Francesco Caput – Noi lo abbiamo chiamato per la sua autorevolezza e per la terzietà della sua consulenza non essendo un militare”. Il processo è stato aggiornato al 20 gennaio prossimo.