Emilia Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia varano le restrizioni, mentre lo stallo fino a sera della Campania genera uno scontro politico. Poi l’Unità di crisi della Regione guidata da Vincenzo De Luca annuncia nuove misure restrittive in arrivo, tra cui l’istituzione di zone rosse “nelle città dove si registra un alto livello di contagi” e limitazioni per i negozi.
Le quattro regioni restano comunque in bilico, a rischio di passaggio dal giallo all’arancione o al rosso, nell’Italia divisa cromaticamente in tre dal Covid.
E altre potrebbero vedersi riclassificate tanto che il Lazio è pronto a varare un’ordinanza che adotta in parte le limitazioni delle zone arancioni.
Tutto dipenderà dall’analisi dei dati che sarà fatta oggi dalla cabina di regia del ministero della Salute. E’ la sintesi di una giornata che ha visto Emilia, Veneto e Friuli emanare delle ordinanze restrittive della mobilità e del commercio, ma anche scendere in campo Luigi Di Maio, invocando l’impiego dell’esercito e della Protezione civile a Napoli e in altre aree della Campania. Un attacco del ministro degli Esteri M5S apparso diretto al governatore De Luca che accusa: ‘ci hanno mandato solo sette medici’. Tocca al ministro Francesco Boccia mediare promettendo sostegno al governatore campano “se adotterà misure più rigorose”. E la risposta è di fatto l’annuncio in serata delle nuove misure da parte dell’Unità di crisi regionale.
“Arrivano immagini terribili dalla Campania – aveva attaccato in mattinata Di Maio, napoletano di Pomigliano d’Arco -: ieri una persona è morta al pronto soccorso (del Cardarelli, ndr), altre stanno sulle barelle in condizioni preoccupanti. Questa non è più un’opinione. Non è una gara di battute tra chi è più sceriffo. Abbiamo davanti strutture ospedaliere al collasso”. Lo “sceriffo” è il presidente della Campania, che dopo aver minacciato il lockdown regionale, senza proclamarlo, continua a invocare da molti giorni quello nazionale. E che oggi ha rinfacciato nella videoconferenza con gli Enti locali a Boccia di aver avuto solo sette anestesisti a fronte di una richiesta di 1.400 sanitari in più, un mese fa. “Dal 24 ottobre la Campania ha sul tavolo, attraverso la Protezione civile, la disponibilità di 2.236 operatori sanitari – risponde Boccia -, arruolateli e se avete bisogno di altri volontari facciamo un bando ad hoc solo per la Campania questa mattina, ma basta polemiche”. “Nessun ospedale da campo verrà in Campania”, smentisce poi De Luca su un’ipotesi che pure circola da giorni.
E anche il sindaco de Magistris, che annuncia imminenti misure, si dichiara contrario all’esercito. Lo scontro sulla Campania relega quasi in secondo piano le ordinanze emanate in Veneto, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia – per stringere le maglie di mobilità e commercio nel tentativo di arginare la diffusione del contagio. La decisione sul passaggio della Campania e delle altre regioni dal giallo a un grado maggiore di allerta, con restrizioni più dure, sarà presa oggi dopo l’analisi settimanale dei dati, conferma Boccia, che oggi ha incontrato anche i rappresentanti dei sindaci e delle Province per un punto su sanità e Covid hotel. Ma, come sempre, alle Regioni verranno date – nel caso- almeno 24 ore di tempo per organizzarsi. E Boccia si è spinto anche fino a Natale invitando a passarlo con “il nucleo familiare più stretto” come misura anti-Covid, un segno forse che restrizioni potrebbero durare più a lungo. Del resto anche il premier Giuseppe Conto è tornato a parlare di “sacrifici importanti” richiesti ai cittadini. Intanto si muovono anche i sindaci, con ordinanze che vanno dalla chiusura a Roma delle fermate Spagna e Flaminio della metropolitana nel centro storico nel weekend al divieto di passeggio nelle zone più frequentate delle città in Veneto alla chiusura delle scuole dell’obbligo da lunedì a Palermo. Si va insomma verso la “serrata light” dell’Italia, soprattutto nei fine settimana, per cercare di frenare i contagi ed evitare il vero lockdown nazionale.