La pandemia mette in pericolo la sopravvivenza nel 2021 di 460.000 piccole e medie imprese (Pmi): tante sono le realtà “con meno di 10 addetti e sotto i 500.000 euro di fatturato” a rischio (l’11,5% del totale). Ed è in gioco un giro d’affari di “80 miliardi e quasi un milione di posti di lavoro”.

Lo rivela il II Barometro Censis-commercialisti sull’andamento dell’economia.
Il 95,5% dei commercialisti italiani “ha rilevato tra le imprese di cui segue le attività una grave perdita di fatturato nell’ultimo anno, uguale o superiore al 50% (di cui per il 25,6% è avvenuta in oltre il 50% della clientela, per il 45% in una quota tra il 26% ed il 50%, per il 24,9% in una minoranza)”. E “gli incassi bloccati e gli alti costi di gestione da sostenere hanno creato un cortocircuito il cui esito è una grave crisi di liquidità per le aziende: il 93,9%” dei professionisti ne osserva “un taglio uguale o superiore del 50% (di cui per il 30,3% riguarda oltre il 50% delle imprese clienti, per il 38,1% una quota tra il 26% e il 50%, per il 25,5% una minoranza)”. E’ quel che emerge dal II Barometro, fondato sull’analisi e l’interpretazione delle opinioni di oltre 4.600 commercialisti italiani che hanno aderito al progetto Censis-Consiglio nazionaledei commercialisti e rilevate attraverso una indagine condotta nel mese di settembre 2020. Per evitare la moria di piccole imprese, secondo la categoria bisogna intervenire qui e ora, agendo su quello che non ha funzionato: il 79,9% “auspica più chiarezza nei testi normativi, il 76,7% chiede tempestività nei chiarimenti sulle prassi amministrative, il 70,7% molti meno adempimenti, il 67,2% una migliore distribuzione delle risorse pubbliche tra i beneficiari”, si legge nel dossier.