“Ci attendiamo un raddoppio dei ricoveri ospedalieri e in terapia intensiva nella prossima settimana se il trend non muterà, ed in attesa degli eventuali benefici derivanti dalle misure dell’ultimo dpcm che potranno però evidenziarsi non prima di altri 10 giorni”. Lo afferma all’ANSA il presidente dell’Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri (Aaroi) Alessandro Vergallo. Le terapie intensive “sono già sotto pressione. A fronte di ciò e dell’assenza di una medicina territoriale, la proposta di lockdown nazionale – rileva – è a questo punto ragionevole”.
I ricoveri ospedalieri e dunque anche quelli in terapie intensiva, ha spiegato Vergallo, “purtroppo aumenteranno fino a quando le misure più restrittive dell’ultimo dpcm non porteranno gli auspicati effetti positivi, ma per vederli ci vorranno ancora una decina di giorni”. Intanto, “a trend epidemico invariato – ha sottolineato – finora abbiamo visto appunto un raddoppio dei casi in media ogni 10 giorni”. Se dunque “pensiamo ad una proiezione a breve termine, la situazione appare al limite. Le terapie intensive – ha affermato – iniziano ad essere in crisi per il superamento della soglia limite del 30% di posti letto occupati per malati Covid”. Ma la crisi, precisa Vergallo, “riguarda l’intero sistema ospedaliero, per l’enorme pressione cui è sottoposto in questo momento”. Tale situazione, precisa, “è dovuta anche al fatto che la Medicina del territorio, che coinvolge circa 50mila medici di base, non sta funzionando”. Dunque, “visto che dalla Medicina del territorio non sta arrivando aiuto concreto e visto che gli ospedali cominciano ad essere saturi – ha concluso il presidente degli anestesisti rianimatori – la proposta della Fnomceo ci sembra a questo punto ragionevole. Si tratta di una proposta che accogliamo a malincuore per le implicazioni che ha, ma allo stato in cui siamo è ragionevole”.
Intanto il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo) Filippo Anelli, che ieri ha chiesto un lockdown nazionale per contrastare l’emergenza epidemica da Covid-19 fa sapere che “il ministro della Salute Roberto Speranza condivide le nostre preoccupazioni. Credo ne parlerà con il premier Conte e si farà quindi nell’ambito del governo una valutazione politica”.
Il numero di posti letto occupati da pazienti Covid nei reparti dell’area medica degli ospedali ha raggiunto a livello nazionale il 49% del totale di quelli disponibili, praticamente uno su due e ben oltre la soglia definita ‘critica’ del 40%. A superare questo valore sono 11 regioni, dove, cioè la saturazione dei posti porta a far ricorso a quelli dovrebbero essere dedicati a persone con altre patologie. A rilevarlo sono i dati dell’Agenzia per i servizi sanitari regionali (Agenas) aggiornati all’8 novembre, da cui emerge anche che i posti di terapia intensiva occupati da pazienti Covid toccano il 34% a livello nazionale, 4 punti oltre la soglia critica del 30%, superata, anche in questo caso, da 11 regioni.
Anche l’Ordine dei Medici di Firenze “si unisce all’appello della Federazione Nazionale che, in base al numero dei ricoveri in ospedale e soprattutto nelle terapie intensive, chiede una chiusura totale della Toscana e di tutto il Paese. Senza una chiusura generalizzata come quella di marzo non possiamo andare avanti. I numeri dei decessi, dei ricoveri in ospedale e dell’occupazione delle terapie intensive, non ci danno alternativa. Rischiamo il collasso del sistema”.
“Abbiamo avuto notizie dal territorio che si stanno verificando carenze nella disponibilità di bombole di ossigeno nelle farmacie per le cure domiciliari di pazienti Covid”. Lo afferma il presidente di Federfarma Marco Cossolo. “Stiamo approfondendo la situazione e valutando il da farsi”, ha aggiunto.