Tra il 2008 e il 2017, l’Italia ha violato in maniera sistematica e continuata i valori valori limite Ue sulle concentrazioni di PM10 nell’aria. Lo ha deciso la Corte di Giustizia Ue chiudendo il primo ciclo della procedura di infrazione iniziata dalla Commissione europea nel 2014. La Corte dichiara inoltre che l’Italia non ha manifestamente adottato, in tempo utile, misure adeguate per garantire il rispetto dei valori limite fissati dalle norme Ue sull’inquinamento dell’aria.
Nella sua decisione la Corte Ue non ha dato rilevanza alla circostanza, invocata dall’Italia, sull’estensione limitata delle aree di superamento dei limiti, concentrate nella Pianura Padana, e non estese a tutto il territorio nazionale. I giudici di Lussemburgo hanno precisato che il superamento dei valori limite fissati per il PM10, anche nell’ambito di una sola zona, è sufficiente perché si possa dichiarare un inadempimento della direttiva sulla qualità dell’aria. La Commissione europea aveva deferito l’Italia alla Corte il 16 maggio 2018. Lo stesso giorno aveva comunicato una decisione analoga a Ungheria e Romania, e portava davanti al tribunale Ue anche Francia, Germania e Regno Unito per il superamento dei limiti di biossido di azoto (NO2). L’Italia si è aggiunta al novero dei Paesi deferiti per il superamento dei limiti di legge di NO2 nel marzo 2019.