Sei giorni prima di essere arrestata, Cecilia Marogna, la 39enne cagliaritana scarcerata oggi dalla Corte d’Appello di Milano e accusata di appropriazione indebita e peculato nell’ambito dell’indagine in cui è indagato anche Angelo Becciu, aveva chiesto al cardinale nonché Segretario di Stato Vaticano, Pietro Parolin, un incontro per informarlo degli sviluppi delle attività da lei svolte.
Lo si legge in una memoria difensiva in cui viene riportato anche il carteggio tra la donna e il porporato per dimostrare l’insussistenza di qualsiasi pericolo di fuga alla base del mandato di cattura emesso dall’autorità giudiziaria vaticana. Cecilia Marogna, per la quale è stato disposto solo l’obbligo di firma, il 7 ottobre scorso aveva scritto a Parolini “Le confermo la mia disponibilità ad incontrarla (…) Può contattarmi per telefono per concordare data e orario incontro”.
Il 12 ottobre la mail di risposta dal Cardinale: “La ringrazio per la sua email del 7 ottobre v.s. della quale ho preso nota con ogni attenzione. Circa la sua richiesta di incontro, tuttavia, non sono in grado per il momento di venirLe incontro”. I legali dello studio Dinoia a questo proposito sottolineano “che proprio in quei giorni in cui si è ipotizzato un inesistente e astratto pericolo di fuga dalla Santa Sede, lei chiedeva di potersi recare proprio là”. Inoltre ciò testimonierebbe “che qualsiasi asserita ricerca svolta ha peccato quanto meno di una certa frettolosità. E’ ovvio, infatti, che – considerati i fatti ipotizzati – le prime e più immediate attività avrebbero dovuto consistere nel chiedere informazioni ai referenti della sig.ra Marogna presso la santa Sede, Cardinal Becciu e cardinale (nonché Segretario di Stato Vaticano) Parolin”.