Se ci sarà un nuovo lockdown, il sistema delle imprese sarde,  rischia di essere travolto. A lanciare il grido d’allarme è un dossier della Cna Sardegna, che evidenzia la grande vulnerabilità del tessuto economico isolano.

Già da qualche mese, il 48,8% delle imprese sarde con più di tre addetti ha affermato di un possibile rischio di tenuta della propria attività mentre l’11,4% ha manifestato una certa fiducia per il prosieguo dell’anno. Oltre metà delle imprese aveva inoltre denunciato gravi problemi di liquidità per far fronte alle spese e un quinto aveva dichiarato di non essere in grado di adeguare i propri spazi di lavoro nell’ottica di una maggiore sicurezza sanitaria.

“La nostra paura è che un nuovo lockdown, seppure meno severo rispetto a quello di aprile, possa avere effetti devastanti sulle imprese sarde – spiegano Pierpaolo Piras e Francesco Porcu, presidente e segretario della Cna Sardegna – Il rischio concreto è quello di veder scomparire un sempre maggior numero di attività economiche, e non solo nei settori più esposti, come quello della ristorazione, degli eventi, del fitness e del ricettivo. Gli effetti sull’occupazione, e quindi sui redditi delle famiglie, rischiano di essere molto accentuati e il calo della domanda aggregata potrebbe protrarsi a lungo, compromettendo la ripresa dell’economia regionale nella fase successiva all’emergenza sanitaria”.

Per questo, sostengono i vertici dell’organizzazione di categoria, “è necessario che in Sardegna, più che altrove, si intervenga per supportare il mondo delle imprese, preparando al meglio la fase successiva, attraverso una progettualità di ampio raggio finanziata anche tramite risorse comunitarie, per permettere all’economia regionale di ripartire rapidamente in tutti i settori: dalle costruzioni, al settore turistico, dall’agroalimentare a quello delle palestre, della ristorazione e dei trasporti”.