“Mario Piredda non ha niente a che vedere con la psiconeuro analisi della dottrina Dore con la cui attività non esiste alcun collegamento, e non può avere responsabilità per il suicidio di un suo ex paziente visto l’ultima volta due mesi prima della sua morte”. Gli avvocati Elias Vacca e Antonello Pais, difensori del fisiatra Mario Piredda, oggi in aula a Sassari hanno respinto con forza le accuse del coinvolgimento del loro assistito nel “Caso Alzheimer”, la vicenda che vede imputati il neurologo di Ittiri Giuseppe Dore e altre 21 persone, alla sbarra per associazione a delinquere finalizzata alla truffa, abuso d’ufficio, maltrattamenti, lesioni, sequestro di persona e omicidio colposo.
I difensori di Piredda, per il quale il pm Gianni Caria ha chiesto una condanna a 4 anni di reclusione (mentre per Dore ne sono stati chiesti 6) hanno esposto la loro arringa parlando per tre ore: “Che Mario Piredda non ha nulla a che fare con l’intera vicenda emerge chiaramente dagli atti processuali dello stesso pm”, hanno sostenuto. “Quando furono effettuati gli arresti di Dore e degli altri imputati, Mario Piredda era sconosciuto agli inquirenti. Il suo nome compare agli atti in seguito a un’intercettazione telefonica di una persona indagata, nel giugno 2012, con cui il nostro assistito parla in maniera del tutto generica della terapia Dore, ed esprimendo chiaramente forti dubbi su tale pratica”.
Piredda entrerà nella vicenda in seguito, chiamato in causa in quanto, come fisiatra di Luca Scognamillo, il 22enne algherese morto suicida, fu lui a indirizzarlo da Dore per un consulto medico. Nella prossima udienza ci saranno le arringhe degli avvocati difensori del consigliere regionale Antonello Peru, dell’ex direttore generale dell’Asl di Sassari, Marcello Giannico e dell’ex direttore sanitario Niccolò Licheri. La sentenza è prevista per il 10 novembre.