La municipalità di Pirri rappresenta una presa in giro, politica e istituzionale. Un corto circuito della democrazia. Nasce come istituzione decentrata del Comune di Cagliari ma siamo decentrati solo sulla carta, perché non abbiamo nessun potere formale di intervento.
La nostra funzione si esaurisce nel raccogliere le istanze dei cittadini e nel dare comunicazione di queste a chi sta sopra di noi, al Comune, che spesso, però, non interviene.
E non possiamo intervenire nemmeno noi. Ed è questo il paradosso: i pirresi giustamente si rivolgono alla Municipalità pensando di poter risolvere i loro problemi, pensando che l’istituzione territoriale possa offrire loro dei servizi ma in realtà non è così, perché poteri di intervento la Municipalità non ne ha. Abbiamo, invece le mani legate.
Il potere decisionale dovrebbe stare quanto più possibile vicino ai cittadini, non lontano. Soprattutto in realtà particolari come Pirri, un luogo diverso da Cagliari, con un’identità molto forte e una storia istituzionale diversa. Per questo è stata creata la Municipalità di Pirri.
Invece non possiamo incidere sulla raccolta differenziata, non potendo far emergere all’azienda appaltatrice le peculiarità del territorio di Pirri e le richieste dei pirresi.
Non possiamo decidere dove istituire la guardia medica, se spostarla in un edificio più adatto rispetto a quello dov’è ubicata ora.
Non possiamo decidere sulla Polizia locale.
Non possiamo dare un indirizzo ai nostri servizi sociali.
Non possiamo proporre al Ctm che linea far seguire ai bus.
Non possiamo decidere il calendario degli interventi di manutenzione delle strade.
Non possiamo decidere se realizzare una piazzetta o un centro sociale per anziani.
Non possiamo decidere se far sorgere o meno un ennesimo supermercato o tutelare le nostre botteghe di quartiere.
Come consiglieri della Municipalità non possiamo nemmeno autenticare le firme necessarie per presentare un referendum!
Noi stessi rappresentanti della Municipalità non veniamo ascoltati dal Comune di Cagliari. E non perché c’è una giunta di destra e noi siamo di colore politico diverso o viceversa, com’era prima. No! È perché la burocrazia è questa, il sistema è questo.
Che conseguenze ha nel lungo periodo questa incapacità di azione?
Ovvio! Che i pirresi per primi diranno che la Municipalità è inutile. E così il Comune avrà gioco facile per chiuderla definitivamente. Una pratica vecchia ma sempre efficace: depotenzio, creo gabbie burocratiche a ciò che funziona, per poi poter dire a tutti: “vedete? Non è funzionale. Possiamo cancellarlo, così risparmiamo”.
I cittadini pensano che noi non vogliamo intraprendere azioni a loro favore o governare il territorio. Non è così ma nessuno lo sa.
La nuova riforma degli enti locali avrebbe dovuto tenere conto della Municipalità. Avrebbe dovuto riformarla, perché così non ha nessun potere reale, perché siamo un ibrido tra una circoscrizione e una municipalità: abbiamo preso il peggio dell’una e dell’altra.
Faccio una proposta.
Per me la soluzione è che Pirri faccia capo direttamente alla Città Metropolitana, con poteri e doveri ben specifici. È un cambio di passo necessario e, soprattutto, è qualcosa che giuridicamente si può fare, visto che è stato già fatto: le municipalità romane infatti sono inquadrate nella Città metropolitana di Roma.
Per entrare nello specifico, cito quella di Tor Vergata, perché ha gli stessi abitanti di Pirri.
Questo ente territoriale riceve denari per l’ordinaria amministrazione ma per i progetti di straordinaria amministrazione può accedere direttamente ai fondi europei. Quando esprime un parere, la loro decisione ha un valore formale, quello della Municipalità di Pirri no.
La questione non è che “Pirri non può decidere da sola”, perché allora sarebbe comune autonomo (e qui ci spostiamo in un piano diverso e complesso, che non è il caso di affrontare in questa sede). Il punto è che Pirri non ha proprio spazi decisionali sulle questioni importanti. La Municipalità ha bisogno che le attuali competenze vengano ampliate e soprattutto che vengano definiti spazi nuovi di competenze specifiche, aumentando anche la capacità di spesa autonoma.
In sostanza con la nuova riforma degli enti locali si è scelto ancora una volta di ignorare i bisogni della popolazione.
Il mio quindi è un appello al presidente regionale dell’ANCI, Emiliano Deiana, all’assessore regionale Quirico Sanna e ai consiglieri regionali di intervenire per riequilibrare questa situazione che di democratico ha ben poco.