C’è anche l’ex capo della Squadra Mobile di Cagliari Luca Armeni, tra i 7 condannati dal tribunale di Perugia per sequestro di persona nei confronti di Alma Shalabayeva, moglie del dissidente e banchiere kazako Muktar Ablyazov, e della loro figlia Alua, all’epoca di sei anni. I fatti risalgono al 28 maggio 2013 quando la Shalabayeva, al centro di una vicenda che coinvolse il marito, venne fermata in una villa alle porte di Roma con l’accusa di essere in possesso di un passaporto falso. La Questura di Roma è velocissima e due giorni dopo imbarca la Shalabayeva e la piccola Alua su un aereo per il Kazakistan.
Il 5 luglio il marito Muktar, acerrimo nemico dell’allora premier kazako Nursultan Nazarbayev, scrive al presidente del Consiglio Enrico Letta per chiedere all’Italia di fare luce sulla vicenda e il 12 luglio, appena una settimana dopo, Palazzo Chigi revoca l’espulsione di Alma. Qualche giorno dopo si dimette il capo di gabinetto del ministro dell’Interno, Giuseppe Procaccini. Le tinte fosche di questa vicenda internazionale, con la centro la Shalabayeva e la figlia, colpevoli solo di essere moglie e figlia di Ablyazov, iniziano a delinearsi e a chiarire grossi interessi economici e politici. L’Ue chiede chiarimenti all’Italia sulla vicenda che si conclude con la revoca dell’espulsione della Shalabayeva e il suo rientro a Roma. Intanto inizia il processo per sequestro di persona a Perugia, oggi la condanna per Armeni e gli altri sei imputati.
Il collegio umbro presieduto da Giuseppe Narducci ha condannato infatti a cinque anni di reclusione l’ex capo della Squadra Mobile di Roma Renato Cortese, ora questore di Palermo, Maurizio Improta, all’epoca responsabile dell’Ufficio immigrazione e ora a capo della Polfer, e i funzionari della mobile romana Luca Armeni e Francesco Stampacchia. I funzionari dell’Ufficio immigrazione Vincenzo Tramma e Stefano Leoni, sono stati condannati rispettivamente a quattro anni e tre anni e sei mesi di reclusione. Per Cortese, Improta, Stampacchia e Armeni è stata disposta l’interdizione dai pubblici uffici. Due anni e mezzo di reclusione per l’allora giudice di pace Stefania Lavore, anch’essa coinvolta nella vicenda.
Armeni arrivò a dirigere la Squadra Mobile Cagliari il 9 settembre del 2014 e diresse quell’ufficio fino ai primi di maggio del 2016.