Sono circa 600mila i sardi che nell’ultimo anno hanno “navigato” sui canali e-commerce; di questi ben 382mila hanno effettuato acquisti di prodotti e servizi per oltre 720milioni di euro, con una spesa media annua pro-capite di quasi 1.900 euro.
Gli e-shoppers sardi, aumentati di quasi 100mila unità in 3 anni, passati dai 285mila del 2017 ai 382mila di inizio 2020, occupano la terza posizione nazionale. Gli articoli più acquistati sono stati abiti e attrezzature sportive, seguiti dagli articoli per la casa, vacanze e i viaggi, i libri, le attrezzature elettroniche, biglietti per spettacoli, film e musica. Il 10% dei clienti digitali ha acquistato generi alimentari e solo il 3% giornali e riviste. Sono questi i dati salienti del rapporto elaborato dall’Ufficio Studi di Confartigianato Sardegna su “Intensificazione del canale digitale nella crisi Covid-19”, su fonte ISTAT dal 2017 e analisi Survey Confartigianato. “Se paragoniamo il valore dell’e-commerce in Italia, circa 34 miliardi, con quello sardo, 720milioni di euro – commenta Antonio Matzutzi, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – immaginiamo le enormi potenzialità che il mercato on line può offrire alle imprese regionali che decidono di ampliare la propria rete di vendita anche nel digitale”.
“Già prima dell’emergenza la vendita online era un passaggio di crescita consigliato – continua – ora è consolidato come il post Covid-19 abbia portato con sé cambiamenti significativi nelle nostre abitudini”. “Anche se questa opportunità di business arriva dopo mesi di chiusura – aggiunge il segretario regionale di Confartigianato, Daniele Serra – occorre attivarsi per sfruttarla davvero; è una occasione che è davvero a misura di qualsiasi azienda e si rivolge anche ai mercati europei e mondiali”.
Gli ultimi dati disponibili (del 2017) sulle imprese sarde che vendevano on line, raccontavamo di una buona presenza delle realtà isolane sul web. La Sardegna era, infatti, la quarta regione italiana attiva nel settore. Infatti, in quel periodo già il 17% delle aziende sopra i 10 dipendenti vendeva i propri beni e servizi in rete. Nonostante questi buoni numeri, le criticità segnalate erano relative ai costi connessi all’avvio dell’e-commerce superiori ai benefici attesi. Inoltre, in un caso su dieci, pesava la logistica (10,8%), il quadro legislativo di riferimento (10,3%) e i problemi dei pagamenti online (9,1%).