Nonostante l’inchiesta ormai chiusa e le due condanne, una in via definitiva a 20 anni per Paolo Enrico Pinna e legata alle uccisioni di Gianlcuca Monni e Stefano Masala del 7 e 8 maggio 2015, e la condanna all’ergastolo già pronunciata in primo grado dalla corte d’assise di Nuoro nei confronti del cugino, Alberto Cubeddu, la Procura di Nuoro ha mandato di nuovo i carabinieri del Ros di Roma, della compagnia di Bono, del reparto operativo di Nuoro e dei Cacciatori di Sardegna nelle campagne di Nule, in località Ortisca.
L’obiettivo è quello di scandagliare ancora una volta il terreno di proprietà della famiglia Pinna nella speranza di trovare il corpo di Stefano Masala, il giovane scomparso nel nulla la sera del 7 maggio, la cui auto è stata usata il giorno dopo dagli autori dell’omicidio di Gianluca Monni, freddato a Orune mentre attendeva l’autobus per andare a scuola, e infine data alle fiamme. La famiglia, che mai ha perduta la propria determinazione, continua a sperare che venga ritrovato il corpo, in modo da potergli dare una degna sepoltura. Così l’avvocata della famiglia Masala, Caterina Zoroddu, ha recentemente presentato un’istanza per chiedere che non si fermassero le ricerche.
Nessun elemento che non fosse già contenuto negli atti processuali è emerso nel frattempo, ma un’attenta rilettura delle carte ha portato a credere che i resti di Stefano Masala si possano trovare proprio in quel terreno già battuto a suo tempo anche con l’ausilio dei cani molecolari. L’unica novità riguarda il fatto che di recente i legali dei Masala hanno provveduto a far isolare il Dna del ragazzo di cui nessuno sa più nulla da oltre cinque anni: se qualcosa venisse trovato in quel terreno e dovesse ricondurre a lui, sarà facile accertarlo in tempi brevi.
Intanto fonti investigative fanno sapere che le ricerche andranno avanti a oltranza, almeno per qualche giorno.