Si separano le strade degli 82 ultras del Cagliari accusati del raid vandalico compiuto il 25 marzo 2017 a Sassari. Oggi, davanti al gup Michele Contini e alla pm Beatrice Giovannetti, i 30 legali della difesa hanno optato per percorsi processuali distinti per i presunti responsabili dei disordini che devastarono il centro di Sassari, tenendo in ostaggio e in assetto da guerra la città per tutto il pomeriggio.
Molti imputati hanno chiesto di patteggiare, altri hanno optato per il rito abbreviato o l’abbreviato condizionato, solo una minima parte sarà processata col rito ordinario. Per chi patteggia o va all’abbreviato il processo inizierà il 3 novembre, per gli altri l’1 dicembre. Per 64 di loro era già scattato il Daspo fino a sei anni. Accogliendo la richiesta di rinvio a giudizio formulata dalla Procura, il gup ha ammesso come parti civili il Comune di Sassari, che per ora ha quantificato la richiesta risarcitoria solo per quel che riguarda alcuni arredi urbani, i due agenti e il dirigente della Questura che riportarono alcune contusioni durante i disordini, e tre cittadini che subirono lesioni. Uno di loro chiede 30mila euro di risarcimento per la frattura della mandibola, un altro 5mila euro. Gli 82 tifosi cagliaritani, risultati appartenenti agli “Sconvolts”, in gran parte vennero identificati la sera stessa a bordo dei pullman che li riportavano a casa.
Arrivarono a Sassari con tre autobus, al seguito della squadra che aveva in programma un’amichevole a Sorso. Procedendo in corteo dalla fermata dei bus di via Padre Zirano fino alla stazione ferroviaria, in corso Vico, devastarono la città aggredendo i passanti, saccheggiando diverse attività commerciali e danneggiando arredi urbani e auto in sosta. Il loro raid scatenò una guerriglia urbana contro i tifosi della Torres, accorsi sul posto, e contro le forze dell’ordine in schieramento antisommossa.