Apprendiamo con soddisfazione che il Commissario straordinario dell’Azienda Brotzu annuncia ‘correttivi sulla logistica per evitare le file ai pazienti’. In realtà però non è la prima volta che lo fa e qualche dubbio, purtroppo, continuiamo a nutrirlo sulla certezza che non ci saranno più file davanti al ‘Businco’, principale punto di riferimento regionale per la diagnosi e la cura delle malattie tumorali. Il Commissario questa volta, dopo la vista di una montagna di 714 persone in attesa davanti all’ingresso, si sarà forse persuaso che i disagi ai pazienti oncologici non vengono creati da associazioni per fare cattiva pubblicità al Nosocomio, attraverso gli organi di informazione. Un rimprovero che così ci è parso di cogliere in alcune precedenti risposte quando abbiamo segnalato anche la non appropriatezza nella gestione del triage. Avrà forse anche compreso che le altissime percentuali (85/90%) di risposte positive al quesito rivolto ai pazienti sul gradimento del ‘Businco’ riguardano la professionalità del personale e l’elevata qualità delle prestazioni di Medici, Infermieri e OSS non certo l’organizzazione.
Ci dispiace insomma far osservare che i diversi incontri tenuti con le associazioni di pazienti non sono state utili a far comprendere la gravità della situazione, far capire e rispettare il dolore di chi affronta, pur con coraggio, una difficile condizione umana, familiare e personale. A rendere giustizia a un Ospedale che, pur tra mille difficoltà, è riuscito, anche durante i mesi di lockdown, a garantire interventi chirurgici non rimandabili particolarmente impegnativi.
Riteniamo oggi ancora più importante che si offra un’organizzazione articolata, efficiente ed efficace. Con un cronoprogramma non solo per le visite ma anche per gli interventi chirurgici. Per superare le difficoltà, certamente in parte derivanti anche dalla mancata attivazione della Rete Oncologica regionale, forse sarebbe opportuno attivare una rete oncologica aziendale, utilizzando le pregiate competenze cliniche. Chiamare a raccolta le idee e ascoltare proposte praticabili nell’ottica di dotare un grande ospedale di un altrettanto grande organizzazione. C’è poi un aspetto non più trascurabile, anche in questo periodo di Covid-19. Un malato oncologico ha bisogno di un familiare che lo accompagni, che lo incoraggi, che gli stia vicino mentre avverte la sua esistenza vacillare. In totale assenza di un’équipe psicologica che se ne faccia carico, non è umano né clinicamente utile impedire l’accesso a un suo parente per una visita o per un controllo o per una seduta di chemio o radioterapia. Ciò a maggior ragione per chi subisce una lunga degenza.
Siamo convinti che molto si possa fare per garantire dignità ai pazienti e rispetto agli operatori sanitari a tutti i livelli. E’ ovvio che in assenza di sicurezze, anche il migliore medico o infermiere possa sentirsi demotivato e il paziente sconcertato, stanco e demoralizzato. Aspettiamo quindi ancora una volta i correttivi promessi ma restare ancora delusi sarebbe davvero una sconfitta per chi ripone grandi speranze in un Ospedale che regala a tantissimi la vita”.
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