Le polemiche sull’ordinanza emanata qualche giorno fa dal presidente della Regione Sardegna, Christian Solinas, circa l’obbligatorietà di chi entra in Sardegna di effettuare test e tamponi almeno 48 ore prima, ha sollevato diversi polveroni. Non è solo lo scontro col ministro per gli affari regionali e le autonomie, Francesco Boccia, ma pure quello, anche più infuocato, a livello regionale.
L’opposizione è quindi andata all’attacco.
Secondo Michele Piras, esponente del Partito democratico, la decisione di Solinas è da considerarsi “fuffa”.
“Come al solito (e come volevasi dimostrare) alla prova dei fatti, nel primo giorno di entrata in vigore, la nuova ridondante ordinanza della Regione Sardegna resta lettera morta”.
Diverse persone, accusa Piras, “arrivano disorientate agli sbarchi nei porti e negli aeroporti, alcuni con il certificato di negatività al Covid-19 in bella mostra, altri in attesa di trovare il minaccioso checkpoint Charlie coi quattro mori (che non c’è), altri ancora furtivi e circospetti come scolari che non hanno fatto i compiti vagano per gli scali guardando con crescente interesse uscite di emergenza e corridoi di fuga. Alla fine tutti coloro che hanno trovato il coraggio di sfidare la sorte passano, in una maniera e nell’altra, nell’assenza totale dei severi, rigorosi, controlli annunciati a reti locali unificate dal Governo regionale”.
Sbarcano tutti, come prima. “Sbarcano quelli più ligi come quelli per i quali è stato impossibile eseguire un test nelle 48 ore precedenti, quelli che avrebbero compilato pure l’autocertificazione salvo non trovare nessuno e sentirsi un po’ come la famosa particella di sodio nello spot di una nota ditta di acqua minerale. Il risultato è il solito, quello previsto: il caos e migliaia di disdette. L’ennesimo danno economico e d’immagine”.
“Così – prosegue l’esponente del Pd – mentre in tanti si erano nuovamente appassionati all’infinito duello all’arma bianca fra Christian Solinas e Francesco Boccia, l’unico esito concreto di tutta questa ridicola cagnara è il fotogramma, davvero triste e immeritato, di un’Isola intera abbandonata nelle mani di una banda di cialtroni. Nessun dispiegamento di forze, nessuna postazione per i controlli e i test rapidi. E allora ci si chiederà cosa abbiamo fatto di male, per meritare questo circo. Perché ormai sono mesi e mesi che lo spettacolo va avanti: fra passaporti e certificazioni immaginarie, la Sardegna che si blinda e la Sardegna che brinda al Billionaire, le discoteche aperte e le discoteche chiuse, i test a tappeto di cui non si vede l’ombra, la sanità privata che somministra tamponi presumibilmente acquistati coi fondi pubblici. Mentre si sprecano le dichiarazioni antigovernative dei politici della destra sarda, ai quali questo interessa, altro che la salute dei loro conterranei e dei turisti”.
“Speriamo nel meglio” conclude Michele Piras “ma aspettandoci il peggio”.