In meno di 50 anni, il mondo avrebbe perso più di due terzi della sua popolazione di animali selvatici, e la causa maggiore è da attribuire all’attività umana. A dare la notizia è il World Wide Fund for Nature (Wwf), sottolineando i pericoli di tale collasso per il futuro dell’umanità.

Secondo il Living Planet Index, tra il 1970 e il 2016 quasi il 70% di questa fauna sarebbe scomparso poiché i loro habitat naturali sono stati distrutti per far spazio a terreni per l’agricoltura. Una tendenza che rischia di favorire nuove pandemie di tipo Covid-19: mettendo in contatto uomo e animali si agevola la trasmissione di virus da specie a specie. Questo indice, compilato in collaborazione con la Zoological Society of London, prende in considerazione circa 4.000 specie di vertebrati suddivise in circa 21.000 popolazioni animali in tutto il mondo.

“Per 30 anni abbiamo visto la caduta accelerare e continua nella direzione sbagliata”, ha detto l’AFP Marco Lambertini, direttore del Wwf internazionale. “Stiamo assistendo alla distruzione della natura da parte dell’umanità. In effetti, è un ecocidio”.