Lavoratori Aras nuovamente sul piede di guerra: con la ripresa delle attività del Consiglio regionale scendono ancora una volta in piazza giovedì 10 settembre davanti al palazzo dell’Assemblea sarda, mentre una delegazione sindacale sarà presente anche davanti a Villa Devoto.
Lo fanno sapere Uila e Confederdia, dopo il commissariamento dell’associazione e l’avvio, agli inizi dell’anno, dei licenziamenti di tutto il personale dipendente, procedura che si concluderà il 31 dicembre 2020, con la cessazione per i 250 lavoratori. Con la manifestazione di protesta di giovedì, i sindacati richiedono di dare attuazione alla legge regionale 3 del 2009, ribadita con la 47 del 2018 con l’assorbimento di questi lavoratori all’interno dell’Agenzia Laore attraverso un concorso riservato e un concorso pubblico per i dipendenti esclusi.
“Nonostante la procedura di selezione sia stata impugnata davanti al TAR, che ancora non si è pronunciato,la legge di per sé è da considerarsi legittima, e di fatto immediatamente applicabile. Dunque troviamo inaccettabile il perdurare di questa fase di incertezza. Il rischio che si sta correndo è quello di abbandonare 250 famiglie e di privare gli allevatori sardi di un prezioso e fondamentale servizio – attacca la segretaria generale della Uila Sardegna, Gaia Garau – Non esiste una conflittualità tra i lavoratori ed èsia possibile trovare una soluzione che da un lato salvaguardi 250 i posti di lavoro, e dall’altro valorizzi professionalmente i dipendenti dell’Agenzia Laore”.
Secondo Confederdia, “la mancata stabilizzazione dei lavoratori Aras comporterebbe dei danni indeterminabili sulla Misura 14 del Benessere Animale che riguarda oltre 10.000 aziende zootecniche e che fa arrivare agli allevatori sardi, circa 40 milionidi euro ogni anno. Ricordiamo inoltre che la chiusura del Laboratorio Aras ad Oristano, che assicura tutte le analisi del comparto ovicaprino, bovino (comprese analisi per la 3A di Arborea), analisi su formaggi, Agnello Igp, mangimi, etichette nutrizionali ecc., portrebbe ad un rischio enorme per le nostre produzioni casearie e zootecniche: è facile immaginare quale scenario disastroso si può determinare”.
Richiesto anche un incontro urgente da parte dei sindacati con i capigruppo e la Giunta regionale per avere rassicurazioni sulla chiusura di questo percorso.