Confronto infruttuoso al termine del secondo vertice tra Air Italy e i sindacati, che cercano un accordo per accordare 10 mesi di cassa integrazione ai 1.500 dipendenti della compagnia aerea. Su tutti i dipendenti pende un procedimento di licenziamento collettivo.

Le parti si incontreranno ancora giovedì 27 agosto per cercare di nuovo un’intesa, ma per il momento l’azienda e i sindacati restano distanti: Air Italy non ha preso in considerazione nessuna delle richieste e osservazioni avanzate dalle sigle al termine del primo confronto: è stata infatti presentata una bozza di accordo che ricalca in toto lo scenario prospettato dai liquidatori della società.

Un piano che è stato respinto dalla controparte perché ritenuto lesivo dei diritti dei lavoratori e senza alcuna prospettiva riguardo al ricollocamento dei dipendenti.

Sindacati delusi e insoddisfatti. “Ci chiedono mano libera sui licenziamenti e non c’è nessuna garanzia sul ricollocamento dei dipendenti”, commentano le sigle. “L’azienda continua a mantenere immutate le sue richieste, a partire dal fatto che sarebbe disponibile a sottoscrivere un accordo di Cigs solo se i sindacati sottoscriveranno la cessazione del rapporto di lavoro in costanza di fruizione di un ammortizzatore sociale”, spiega il segretario generale della Filt Cgil Sardegna, Arnaldo Boeddu. “Chiediamo che fin dal prossimo incontro siano presenti al tavolo di procedura non solo le Regioni Sardegna e Lombardia, ma anche i rappresentanti dei tre ministeri: Lavoro, Sviluppo economico, Infrastrutture e trasporti”, incalza. “Le posizioni fra noi e l’azienda sono molto distanti – conferma William Zonca, numero uno nell’Isola della Uiltrasporti – L’istituto messo a disposizione dal Governo è un’opportunità che non va sprecata, sarebbe da irresponsabili. Ma le condizioni proposte dall’azienda sono inaccettabili. Per domani ci aspettiamo che Air Italy arrivi all’incontro con una proposta modificata profondamente, seguendo le richieste dei sindacati”.

“Siamo disponibili a continuare il confronto ma non a sottoscrivere il testo presentato dall’azienda, che scarica interamente sui lavoratori e sulla collettività i costi della liquidazione”, dice Omar Trudu, Rsa dell’Usb, presente al tavolo insieme con Cobas e Associazione piloti. “La posizione aziendale è quindi grave non solo alla luce della scelta di liquidare la società frutto di una gestione disastrosa, ma anche in considerazione della grave crisi generata dalla pandemia che dovrebbe chiamare gli azionisti Akfed e Qatar al senso di responsabilità verso i lavoratori”.

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