I consorzi di bonifica non sono enti strumentali, ma enti pubblici vigilati dalla Regione. Lo ha rimarcato il Tar Sardegna accogliendo un ricorso degli enti di bonifica di Ogliastra, Nurra, nord Sardegna, Sardegna centrale e Sardegna meridionale contro una delibera della Regione (la 60/30 dell’11 dicembre 2018) che aveva loro imposto, modificandone lo Statuto, di approvare i bilanci per il triennio 2019-2021 con modalità simili a quelle degli enti strumentali.
Accogliendo le istanze dell’avvocato Franco Pilia, a cui si erano rivolti i consorzi, la seconda sezione del Tribunale amministrativo, presieduta dal giudice Francesco Scano, ha invece stabilito la netta differenza tra questi enti. E’ stato così chiarito che i consorizi di bonifica sono “enti di diritto pubblico vigilati dalla Regione e come tali dotati di necessaria autonomia nello svolgimento delle attività istituzionali”. Immediato il commento dei vertici dei consorzi, in prima fila Marco Marrone, presidente del consorzio della Gallura. “Se nel tempo, a partire dal 1985, le competenze e gli ambiti di intervento dei consorzi di bonifica si sono via via ridotti a causa dell’intervento legislativo regionale con questo nuovo atto, ritenuto poi infondato dal Tar, la Regione – spiega – stava attuando un ulteriore indebolimento di enti che, al contrario, hanno necessità di quell’autonomia che parte proprio dai fondamenti giuridici su cui è stato impostata la loro esistenza”. Contestato inoltre il metodo utilizzato per la modifica dello statuto.
“Anche sotto il profilo della ‘tempistica’ – argomenta l’avvocato Pilia – la Regione ha agito in modo illegittimo e non conforme, poiché la delibera dell’11 dicembre 2018 è stata comunicata ai consorzi solo nel gennaio 2019, quando i bilanci di previsione erano stati già redatti, tanto è vero che la questione è insorta in sede di controllo regionale sull’approvazione del bilancio da parte dell’ente consortile”.