Un mio contatto social ha appena postato l’ultima azione di Banksy, ovviamente divenuta virale tramite video in maniera istantanea, e per questo indiscutibile per gli addetti ai lavori dell’arte contemporanea che alla loro popolarità ci tengono.
Questa indiscutibilità di un artista senza volto e dall’altissimo valore di mercato attestato (o imposto?) dalle principali case d’asta internazionali, mi pare sempre qualcosa sulla quale discutere. Indiscutibilità vorrebbe dire oggettività etica ed estetica assoluta, francamente questa indiscutibilità nel lavoro di un artista senza volto, che va letto esclusivamente in relazione al proprio linguaggio, mi pare sia un tantino latente. Tra interventi autorizzati o meno, e sostegni (tramite opera da mettere all’asta) a ospedali e pubblica ricerca, Banksy non pensa ad altro che non sia il Covid 19.
Per Banksy, lockdown e mascherina paiono non avere nessun tipo d’implicazione ed effetto collaterale sociale, culturale o economico, pare avere sposato senza distinguo alcuno assoluto la verità che il corpo umano sia principalmente un corpo medico da curare e preservare, eppure qualche effetto collaterale nelle relazioni, nelle emozioni, nei comportamenti, nell’economia, questo Covid 19 l’ha determinato. Il distanziamento sociale si è tradotto anche in distanziamento culturale, razziale ed economico, mi sbaglio? Si abbattono e devastano monumenti e simboli pubblici nel nome della discriminazione presente e Banksy mette sempre d’accordo tutti con una passeggiata in metropolitana, ma come è possibile? Nel suo ultimo intervento, dall’estetica così ammiccante da sembrare un videoclip musicale da MTV, Banksy si è mostrato con maschera e tuta bianca travestito d’addetto delle pulizie, capirai la trasgressione, è quello che richiedono le norme anti Covid 19, dove sarebbe il gesto provocatorio e l’azione scomoda che avrebbe dovuto irretire le forze dell’ordine?
Il concetto che accompagna didascalicamente il clip è “If you don’t mask you don’t get” (all’incirca sarebbe a dire: non puoi capire senza mascherina che pericolo rappresenti e incarni per l’altro). L’intervento sembra essere un’esortazione filogovernativa, a contrastare il Covid 19 attraverso la norma dell’uso della mascherina, obbligatoria nei luoghi chiusi e anche nella metropolitana in Inghilterra. L’artista, che nel video mostra anche una sua tag, come sempre mi annoia, non è andato oltre il suo consueto immaginario seriale che ben si presta a multipli on line e per le case d’asta internazionali, in un tempo dove il valore di mercato pare dipendere dalle dalla riproducibilità digitale dell’immagine che si vuole vendere Banksy continua a essere conforme alla linea del pensiero unico.
Pantegane, ratti grigi, zoccole, merdone, le stesse con le quali durante il lockdown aveva tappezzato il bagno di casa perché impossibilitato a uscire, adesso i roditori possono uscire ma con mascherine che utilizzano in maniera creativa per proteggersi dall’umano. Adesso se faccio presente, quanto e come il lavoro e la ricerca di questo scomodo street artista di Bristol, siano assolutamente conformi ai dettami e ai protocolli di quello che globalmente chi viene quotidianamente imposto dall’alto, compio un peccato mortale? Un tempo mi si diceva che il ruolo dell’artista attivista indipendente, in una società moderna dove tutto è ridotto a consumo, doveva essere quello di sapere porre in evidenza le criticità presenti, per tendere a un mondo migliore sempre possibile, Banksy, secondo voi, questo lo fa? Come dite? Sono fermo al secolo passato e tutto intorno a me è mutato? Ma allora come mai le azioni di Banksy mi fanno pensare a comunicati a reti unificate dei telegiornali?