Le autorità della California sono convinte che Naya Rivera, la star di ‘Glee’ annegata nel lago Piru, in California, è riuscita a portare in salvo il figlio Josey di quattro anni facendolo risalire sulla barca che andava alla deriva.
“A metà pomeriggio erano andati a nuotare ma poi la barca si è allontanata portata via dalle correnti e Naya ha trovato abbastanza energia per salvare il bambino ma non abbastanza per lei stessa”, ha detto lo sceriffo William Ayub in una conferenza stampa qualche ora dopo il ritrovamento del corpo dell’attrice.
Il bambino, ha detto lo sceriffo, “ha raccontato che la mamma lo ha aiutato a risalire in barca. Quando ha guardato indietro l’ha vista scomparire sott’acqua”.
Membri del cast della fortunata serie in onda sulla Fox dal 2009 al 2015, in cui Naya aveva interpretato per sei stagioni la parte di una cheerleader lesbica della William McKinley High School di Lima nell’Ohio, si sono uniti ai familiari in una catena umana sulle rive del lago che alla giovane attrice è risultato fatale.
Il personaggio di Santana Lopez aveva avuto un impatto positivo per adolescenti di allora alle prese con dubbi sulla propria identità sessuale: un ruolo riconosciuto in molti commenti della comunità Lgbti dal giorno della scomparsa.
Per una macabra coincidenza il corpo di Naya è stato ritrovato nel settimo anniversario della morte della co-star di “Glee” Cory Monteith, ucciso nel 2013 a Vancouver in Canada da una overdose di alcol e eroina: la tragica scomparsa di Cory quella di un altro protagonista, Mark Salling, con cui Naya aveva avuto una relazione tra il 2017 e il 2010, avevano da tempo gettato sullo show della Fox l’aura di una maledizione.
Mark si era impiccato due anni fa a Los Angeles un anno dopo essere stato riconosciuto colpevole di possesso di pornografia infantile. Altre morti precoci: un aiuto regista, Jim Fuller, era rimasto vittima nel sonno di un attacco di cuore sette anni fa mentre nel 2014 l’assistente alla produzione Nancy Motes, la sorella di Julia Roberts, si era tolta la vita.