“A Magomadas non c’è alcun disastro ambientale, nessun sversamento di rifiuti e noi operiamo con tutte le autorizzazioni necessarie”. Così la Geco srl, con il socio Bonifacio Angius, dopo l’ultomo esposto presentato in Procura a Oristano dal comitato AcquaBeneComune di Planargia e Montiferro e Italia Nostra Sardegna in cui si chiede il blocco dell’attività dell’impianto di fanghi di depurazione provenienti dalla Puglia perchè ritenuto “altamente inquinante”. In questo territorio a cavallo tra i comuni di Magomadas, Tresnuraghes e Flussio si coltiva – ricordano gli ambientalisti – la preziosa malvasia.

Il caso Geco sta provocando un forte tensione in paese culminata con due attentati, il primo nel dicembre scorso con un incendio doloso agli impianti, il secondo alcuni giorni fa con l’intimidazione a un attivista contrario allo smaltimento. “Crediamo che sia il caso di abbassare i toni anche sui social network e di ritornare nei ranghi della logica e della legalità – sottolinea Angius – Noi ribadiamo la massima disponibilità a confronti e dibattiti”.

Nel merito dei temi sollevati dall’esposto, il socio della Geco spiega: “Abbiamo seguito tutti gli iter di legge, dialogato l’Arpas, la Conferenza di servizi e la a Provincia di Oristano. L’impianto è sempre risultato in regola – chiarisce – Non si tratta di una discarica ma del trattamento di fanghi che provengono dal ciclo di depurazione e che si utilizzano per ricavare ammendanti e fertilizzanti”. Quanto alla provenienza del materiale, Angius precisa: “La legge non stabilisce alcun confine regionale per la lavorazione di questi materiali, Geco prende fanghi da acquedotti pugliesi perché per il tipo di ammendante prodotto sono necessari fanghi con certi requisiti. Una volta giunti qui vengono trattati con temperature tali da abbattere qualsiasi virus o batterio, oltre che le larve delle mosche”.