La Guardia di finanza e la Guardia costiera di Alghero hanno scritto sul registro degli indagati 25 persone per traffico illegale di un’incalcolabile quantità di ricci di mare e di polpa. L’organizzazione messa in piedi aveva base in Sardegna e si ramificava in tutta Italia.
Il mercato nero, come scoperto dalle Fiamme Gialle, si era esteso in tutto il Paese producendo un giro d’affari di diverse centinaia di migliaia di euro. In un mese di indagini un pescatore professionale ha commercializzato oltre 270 chili di polpa estratta da 75mila ricci, ricavando complessivamente 40mila euro. Nel maggio dello scorso anno il sodalizio ha lavorato illegalmente 600 chili di polpa estratti da 200mila ricci, con ingenti guadagni e danni incalcolabili all’ecosistema marino.
Nel mirino della Guardia di finanza e della Guardia costiera sono finiti 12 pescatori di Alghero, sei ristoratori cittadini e molti acquirenti provenienti da oltre Tirreno. Secondo la Procura di Sassari, “con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso ed in tempi diversi, in concorso fra loro e previo accordo, si sono associati allo scopo di commettere una serie indeterminata di delitti di corruzione e di frode nell’esercizio del commercio”.
Durante le indagini è venuto a galla che due centri di certificazione e spedizione, autorizzati dal dipartimento di prevenzione dell’Asl e dal Servizio di prevenzione dell’assessorato regionale della Sanità, rilasciavano l’etichettatura comunitaria, certificavano la tracciabilità e l’idoneità al consumo di ricci di mare e polpa, senza effettivamente svolgere i soliti controlli previsti.
In alcuni casi il centro certificava come legalmente prodotta nel proprio stabilimento la polpa di riccio lavorata invece in abitazioni private o in casolari di campagna, senza seguire le procedure igienico-sanitarie. Per ogni cesta con 500 esemplari di riccio, i centri ricevevano un compenso.