“Abbiamo riempito gli italiani di soldi”, ha detto soddisfatto qualche settimana fa il presidente dell’Inps Pasquale Tridico.

Novanta giorni di chiusura totale hanno messo in ginocchio il Paese, e peggio ancora la Sardegna, già martoriata da una crisi senza precedenti e da una pletora di governanti inetti.

Allora ci pensano Conte e Solinas a tranquillizzare i sardi: 600 euro al mese, 250 euro di bonus spesa e 800 euro dalla Regione. Tutti felici e contenti. Manco per un accidenti. Balle spaziali.

Sono state decine di migliaia le richieste all’Inps dei 600 euro del Dpcm dell’11 marzo per autonomi e P.Iva, 110mila in Sardegna, ma quante quelle effettivamente pagate? Alcuni sostengono di averle ricevute, altri di non aver visto una lira, ma dati certi, al momento non ce ne sono, se non che la gente è furibonda e senza un soldo in tasca. Sono certi invece con determinazione N. 1670 (protocollo n. 19701 del 5/6/2020) i dati del disimpegno della Regione di ben 2 milioni e 345.585 euro destinati alla cassa integrazione in deroga per ben 441 domande presentate dalle imprese sarde.

Il motivo? L’inps ha comunicato alla Regione “a seguito dell’istruttoria di propria competenza, l’inammissibilità delle istanze dei datori di lavoro (indicati nell’Allegato A), per le motivazioni a fianco di ciascuno indicate (ovvero domande da presentare ad altri enti”).

Dalla sua la Regione prende atto, sotto dettatura dell’Inps “che i richiedenti in argomento difettavano della legittimazione attiva a presentare la domanda di contributo in oggetto in quanto potevano accedere ad altra forma di tutela prevista dalle vigenti disposizioni in materia di sospensione o riduzione di orario, in costanza di rapporto di lavoro, come esattamente previsto quale condizione di ammissibilità della domanda”, con il conseguente risultato, per essere spiccioli e comprensibili da tutti, che c’è gente che non ha preso un euro per tre mesi.

Ma c’è di più: il fantomatico “bonus spesa” da 3 a 500 euro a nucleo familiare previsto dall’ordinanza n. 658 della Protezione civile, come gli 800 euro della legge 12/2020 della Regione sarda, non è che siano andati a finire per intero nelle tasche sgangherate e dei sardi, perché a legger bene i regolamenti (abbastanza rischioso compilare una autocertificazione sbagliata, e non per dolo), c’era da elencare la disponibilità di denaro sul conto corrente, il reddito complessivo della famiglia, la situazione lavorativa, l’Isee familiare, patrimonio immobiliare (perché giustamente uno si mangia i muri di casa) e altri interventi pubblici percepiti. Significa che di questo 300 euro di media ne sono arrivati (ai fortunati) appena 50, 100. Idem per gli 800 euro, che peraltro, ad oggi, non sono ancora stati erogati.

Per esempio il Comune di Cagliari, visti i numerosi errori, ha dovuto prorogare la scadenza a ieri alle 23,59 per far correggere i moduli inviati telematicamente, ma anche richiedere indietro (e sono oltre 5mila) le provvidenze già erogate (e da molti già spese). Insomma da quegli 800 euro di aprile e maggio ne arriveranno 3, 400. Se arriveranno.

Poi c’è la revoca dei 2 milioni e 300mila euro, di cui abbiamo riferito, da parte della Regione per la cassa integrazione in deroga per il parere di inammissibilità del’Inps.

Insomma al dramma del Coronavirus si è aggiunto quello del Governo e della Regione che a proclami hanno riempito di tasche i sardi, ma nei fatti hanno scritto decreti e regolamenti impossibili da decifrare, fatti a bell’apposta per non dare un centesimo a nessuno.

Ma Conte e Solinas la coscienza se la sono lavata: i soldi li hanno messi sulla carta, poi se tu non puoi prenderli sono affari tuoi. Questa è la triste realtà.