Prosegue la battaglia del “Comitato Rumore no Grazie” che, incurante dei colori politici per una seria battaglia di salute, ha presentato al Presidente della Giunta Regionale, all’Assessore Regionale dell’Ambiente, alla Direttrice generale della difesa dell’ambiente e alla Direttrice Servizio Tutela dell’atmosfera e del territorio formale “Diffida ad adempiere” ai doveri d’ufficio “assicurando l’avvio delle procedure di nomina di uno o più commissari ad acta in applicazione dell’ art. 9 Legge regionale n.9/2006 per inottemperanza del Comune di Cagliari agli obblighi dell’adozione del Piano di Risanamento Acustico (obblighi sanciti dall’art. 7, comma 1, Legge n. 447 del 1995 e dall’art. 6, comma 2, DPCM 14/11/1997), con l’espresso avvertimento che, in difetto, sarà presentato un esposto alla competente autorità giudiziaria affinché valuti se ricorrono gli estremi del reato di omissione di atti d’ufficio o di altra fattispecie di reato”.
Lo scrive il presidente del “Comitato Rumore no Grazie”, che, dopo le inottemperanze del Comune (sindaco Massimo Zedda) alla nomina del commissario ad acta, il 6 febbraio 2017 aveva richiesto al Presidente della Regione Francesco Pigliaru e all’Assessore dell’Ambiente Donatella Spano, il “Commissariamento del Comune di Cagliari per mancata adozione dei Piani di Risanamento Acustico dei quartieri Is Mirrionis, Santa Gilla-Sant’Avendrace, CEP, Quartiere Europeo, Genneruxi, Bonaria, Pirri”. Richiesta che fu reiterata l’8 marzo 2017, invano, così come le numerose successive.
“L’intimazione rivolta alla Regione – spiega Marras – è l’atto estremo a cui il Comitato è dovuto ricorrere dopo anni di attese e di inadempienze del Comune di Cagliari e della Regione, anni di sofferenze e di malattie per i residenti. Risale infatti al lontano 12 agosto 2013 la Relazione dell’Arpas sui rilevamenti fonometrici, eseguiti in piazza Yenne su disposizione del Prefetto di Cagliari Alessio Giuffrida, relazione che così conclude: ‘…risulta necessaria l’adozione di uno specifico ed apposito piano di risanamento …. il superamento dei limiti è talmente rilevante che supera ampiamente il valore di attenzione che è il valore di rumore che segnala la presenza di un potenziale rischio per la salute umana e per l’ambiente’“, riporta Marras nella lettera al Comune di Cagliari.
Il Presidente Marras ricorda ancora che “seguirono nel 2014 rilevamenti fonometrici, per oltre tre mila ore, nel quartiere Marina, sempre su disposizione del prefetto. La Relazione dell’Arpas del 29 settembre così si esprime: ‘i valori rilevati giustificano le segnalazioni di disturbo da parte dei cittadini e peraltro evidenziano la presenza di un potenziale rischio per la salute umana e per l’ambiente … ai sensi dell’art. 7 c.1 della L. 447/95 e dell’art. 6 c.2 del DPCM 14/11/1997 risulta necessaria l’adozione di uno specifico Piano di Risanamento Acustico’“.
La Sentenza del Tar che condanna il Comune “Nel gennaio del 2015 – prosegue Marras nella sula puntale relazione – arrivò la Sentenza del Tar di condanna del Comune di Cagliari per grave inquinamento acustico ambientale e violazione dell’art. 32 della Costituzione. La Sentenza con l’indicazione a provvedere (inibizione totale o parziale delle attività economiche inquinanti) è ancora oggi inapplicata. A partire da quella data – continua il Presidente del “Comitato Rumore no Grazie” – seguirono molteplici richieste alla Regione di esercizio dei poteri sostitutivi ed al Comune di Cagliari ad adempiere agli obblighi di legge. Ma invano, nonostante il Sindaco sia responsabile della salute dei suoi cittadini”.
I molteplici rilevamenti fonometrici eseguiti negli anni, oltre quelli dell’Arpas, hanno evidenziato lo stato di aggravamento dell’inquinamento acustico urbano, “come quelli della ‘Vdp’, incaricata nel 2016 di un Piano di Risanamento Acustico che non è mai arrivato alla luce. Rilevamenti fonometrici che quantunque eseguiti tra il 31 marzo e il 1° aprile de 2017 e cioè in bassa stagione, hanno messo in luce un quadro drammatico dell’inquinamento acustico urbano: basta considerare gli 81 decibel del corso Vittorio Emanuele a cui corrisponde un impatto acustico di oltre 1000 volte quello consentito”, afferma.
“Le sofferenze dei residenti, la costrizione alla fuga di tanti di loro dalla città con gravi perdite anche economiche, il degrado inarrestabile dei quartieri del centro storico (l’inquinamento acustico è degrado assoluto, è invivibilità nelle abitazioni) – conclude Marras -, le inadempienze del Comune e della Regione, costringono oggi il Comitato a passi decisivi. La tutela della salute, che non ammette deroghe né mediazioni, viene prima di ogni altro diritto”. E ora la Giunta regionale sarda potrebbe trovarsi nelle condizioni di Spano, Pigliaru e Zedda, cioè di dover commissariare il Comune “amico”.