La protesta nata negli Stati Uniti in seguito alla morte di George Floyd, l’afroamericano ucciso dalla polizia durante il suo arresto, dopo le iniziative di sabato 6 giugno in diverse città italiane, sbarca anche a Roma: in migliaia, tra cui in particolar modo ragazzi e famiglie, hanno manifestato a piazza del Popolo contro il razzismo.
In tantissimi, infatti, hanno accolto l’appello lanciato sui social da un vasto cartello di organizzazioni tra cui i Giovani Europeisti Verdi, Fridaysforfuture-Roma, Nibi: Neri italiani – Black italians, 6000 sardine, Extinction Rebellion Rome International, American Expats for Positive Change e Women’s March Rome.
Distanziati e tutti con la mascherina, i manifestanti, tra i quali molti ragazzi di colore, hanno cartelli fatti in casa con scritte le parole d’ordine della campagna esplosa dopo l’omicidio di George Floyd, a Minneapolis. Tante le scritte anche in inglese come, “No justice, no peace”, “I can’t breathe”, “Defund the police”, “fuck racism”. Ma anche alcuni cartelli che chiedono “ius soli” e diritti per i migranti; su uno si legge: “Muoiono a casa nostra e non sappiamo nemmeno i loro nomi: black lives matter”.
Non c’è un palco, ma solo un microfono dal quale si alternano gli interventi degli organizzatori, alcuni in inglese.
Il momento clou è stato tra le 12.03 e le 12.11 quando tutti i manifestanti si sono inginocchiati, con il pugno alzato, per 8 minuti e 46 secondi, il tempo in cui Floyd rimase schiacciato dal ginocchio dell’agente. Durante questi lunghi minuti, la piazza ha urlato “I can’t breathe” e alla fine tutti si sono alzati urlando “George è qui, no al razzismo”. Poi, un altro slogan ritmato con l’applauso: “Siamo tutti antifascisti”.