Sentirsi nel posto sbagliato in casa propria.
Questo “sentire” ai tempi del covid-19 può essere molto comune.
Dobbiamo ristabilire spazi nuovi, tempi nuovi in ambienti e con persone che, almeno in apparenza, sono sempre le stesse.
Allora può capitare di sentirci soli e non capiti da quello che è sempre stato il nostro compagno ma che da due mesi a questa parte sembra una persona diversa. Come se si fosse cortocircuitato qualcosa nella coppia che fino a poco tempo prima funzionava alla perfezione. E se non alla perfezione, funzionava…
La situazione di emergenza causata dal covid-19 inevitabilmente ha preteso una reazione da parte nostra, reazione che per di più non potevamo prevedere. Non potevamo prevederla per il semplice fatto che le reazioni alle situazioni di emergenza si conoscono solo nelle situazioni di emergenza!
Questa non prevedibilità può essere molto spiazzante, per noi stessi e soprattutto per gli altri che ci sono vicini.
Per alcuni queste reazioni hanno significato un immobilismo emotivo, una sensazione di confusione e smarrimento, di resa, di sopraffazione, di spavento.
Per altri la risposta è stata una piena attivazione psicofisica, in tanti si sono dati da fare in mille modi per essere utili, sono stati instancabili, hanno cercato di “gestire” la situazione.
Qualcuno si è arrabbiato molto più del solito e senza riconoscere una causa precisa, riversando frustrazione e sfogo sui social, con il partner, con i figli.
La coppia è un’entità a sé.
Nella coppia è presente un meccanismo aggiuntivo. Come in un puzzle, bisogni e aspettative di un partner devono corrispondere a bisogni e aspettative dell’altro partner, affinché il puzzle possa incastrarsi. Quindi, se un partner sente il bisogno di coccolare l’altro partner con una buona cenetta, e questi apprezza la buona cucina come un segnale di amore e attenzione, il dare e ricevere di entrambi si incastra perfettamente. E continuerà a incastrarsi in tutti quei casi in cui una parte “richiede” o si aspetta qualcosa che viene prontamente “concessa” o donata dall’altra parte. Le richieste si posizionano per di più su un livello emotivo, mascherato da cose da fare o non fare. Per esempio, buttare la spazzatura a fine giornata può avere il significato di alleviare l’impegno all’altro, vedere l’altro, riconoscere il valore dell’altro, desiderare del riposo per l’altro, insomma, curarsi dell’altro.
Nelle coppie rodate, quelle di vecchia data, l’incastro può considerarsi perfetto fino al… coronavirus!
In alcune coppie, i significati presenti dietro ai gesti dei partner non si incastrano tra loro. Rimaniamo con lo stesso esempio culinario di poc’anzi e prendiamo il caso in cui uno dei due decida di cucinare un piatto ricercato e impegnativo per l’altro partner, credendo di renderlo felice. Il provetto cuoco si impegnerà, faticherà, passerà magari molto tempo dietro ai fornelli, metterà da parte altri impegni per realizzare il piatto perfetto, affinché possa dimostrare al suo compagno quanto questi sia importante e quanto affetto gli sia dedicato… MA il compagno, che di solito potrebbe anche apprezzare fortemente la buona cucina, in tempo di covid, (anche inconsapevolmente) vede in quel piatto una semplice preparazione utile a sfamarsi prima di andare finalmente a letto e riposarsi.
Come potrebbe finire una serata così?
Sicuramente con l’insoddisfazione del primo e con la confusione del secondo (ammesso che abbia notato la frustrazione del primo!) o comunemente con un litigio.
Può il coronavirus “far saltare” una coppia?
Nelle situazioni di emergenza, per placare il bisogno di sicurezza, l’individuo può aumentare la richiesta di affetto e attenzione in modo tale che per l’altro sia difficile da sostenere (indipendentemente dal fatto che la richiesta sia oggettivamente impegnativa o meno). Può capitare però anche il contrario, ossia un partner può dedicare molto più accudimento all’altro partner di quanto faccia di solito in condizioni di vita normali; questo ad alcuni “riceventi” può far piacere, ma altri possono sentirsi soffocare dalle troppe attenzioni (anche qui indipendentemente dal fatto che possano sembrare oggettivamente pressanti o meno).
Altresì queste attenzioni possono spostarsi di “livello”. Alcune coppie possono mettere in secondo piano l’aspetto sessuale, oltre che a causa dell’aumentato conflitto, a causa di una costante attivazione del sistema di accudimento verso i figli o verso il partner con la conseguenza che uno dei due può sentirsi trascurato e ben presto attribuire a se stesso percezioni di non valere o di essere invisibile o di non essere amabile, sperimentando emozioni di distacco, gelosia, abbandono.
Può anche continuare ad andare tutto bene se entrambi i partner si “riprogrammano” nella stessa direzione, ma ecco che se ciò non accade, le tessere del puzzle non si incastrano più.
Quelle che sono le nostre reazioni a tali situazioni di stress o emergenza, saranno influenzate dalla storia della persona. Il “come andrà a finire” dipenderà dal copione che siamo soliti mettere in atto nei momenti di frustrazione e di come siamo abituati a leggere noi stessi e il mondo che ci circonda. Dipende insomma, da come abbiamo imparato a comportarci e a sentirci da piccoli; dal significato che abbiamo imparato a dare alle cose, dal significato che abbiamo imparato a dare a noi stessi, e anche agli altri. Pensiamo di non valere? Pensiamo che la situazione possa solo peggiorare? O abbiamo imparato ad avere speranza? Abbiamo imparato che abbiamo il potere di cambiare le cose?
Riflettiamo su quali sono i meccanismi che mettiamo in movimento nella nostra testa, quali sono le sensazioni fisiche che proviamo, quali sono le emozioni che vengono a galla, cosa ci dice il corpo. I copioni comportamentali ed emotivi, ossia il modo solito di comportarci e sentirci, li strutturiamo da piccoli e possono essere una grande risorsa o un impegnativo fardello. È molto importante che riusciamo ad avere consapevolezza dei copioni che mettiamo in atto, intanto perché ciò ci spinge ad osservare la situazione invece che a sentirci del tutto trasportati da questa, poi perché ci permette di capire che anche l’altro può avere i suoi copioni e quindi reagire non tanto a noi ma un suo peculiare modo di recepire e valutare la situazione, e poi perché avere consapevolezza dei copioni significa avere consapevolezza che il mondo può essere guardato sotto diverse prospettive.
E nel frattempo?
Osserviamo con lucidità la situazione! Potremmo sperare in un riassetto appena ristabilita una nuova armonia. Potremmo considerare che il cammino della vita ci metta dinanzi periodi in cui il nostro equilibrio viene inevitabilmente messo in bilico, ma che tutto sommato, dopo un periodo di tempo necessario, esso possa riequilibrarsi.
Cambiamo il modo di comunicare! Potremmo provare a gestire le accuse e la rabbia verso il partner, parlando chiaramente di cosa avremmo bisogno in prima persona, passando dai “messaggi-Tu” ai “messaggi-Io”. Piuttosto che dire “Sei un buono a nulla” potremmo dire “Non essere aiutat* mi fa sentire invisibile, mi stanca e mi fa arrabbiare”. Quindi, invece che puntare il dito per accusare l’altro, spieghiamo all’altro cosa succede in noi a causa del suo comportamento.
Allo stesso modo, invece che soffermarci sulle azioni dell’altro, o sulla manifestazione emotiva, cerchiamo di capire cosa lo spinge a comportarsi e a sentirsi in quel modo. Una persona che ci urla contro perché ci siamo fatti male affettando le cipolle, potrebbe essere una persona che ha paura e non sa né riconoscerla né gestirla (attenzione però a non scambiare questo esempio come una attenuante per un partner maltrattante!).
In questa epoca storica della nostra vita, stiamo cercando di combattere contro un nemico invisibile e molto spaventante. Si fa fatica a dare un senso a ciò che ci sta capitando ed è umano trasferire la nostra frustrazione verso qualcosa di più tangibile! È più semplice prendercela con chi c’è, con chi si vede, con chi ha una struttura propria e definita… come i nostri familiari.
P.S: I copioni affettivi possono essere modificati con un buon percorso di psicoterapia.
di Marzia Spedicato