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L’Istituto Superiore di Sanità fa chiarezza su uno degli aspetti che ha preoccupato, in questi mesi, chi possiede un animale da compagnia in casa propria: essi possono essere, sì, potenzialmente esposti al virus SarsCov2 e contrarre quindi l’infezione attraverso il contatto con le persone, ma non ci sono prove scientifiche sul fatto che possano diffonderlo all’uomo.

L’Iss ribadisce anche quanto sia importante proteggere i nostri amici a quattro zampe, soprattutto se si è contagiati. L’ultimo rapporto tecnico realizzato dal Gruppo Sanità Pubblica Veterinaria e Sicurezza Alimentare, fa il punto sugli studi più recenti relativi alla suscettibilità di alcune specie animali e offre indicazioni su come migliorare le conoscenze per la gestione degli animali da compagnia nell’attuale contesto epidemico.

Chiaramente, essendo ancora un virus poco compreso, “le incertezze in merito a SarsCov2 sia nell’uomo che negli animali sono numerose”, affermano gli esperti dell’Iss. Quali animali possano ospitare il virus “non è pienamente noto” e le evidenze ad oggi disponibili negli animali da compagnia, derivanti da osservazioni e studi sperimentali, si limitano a gatto, furetto, cane e criceto.

L’Iss sottolinea come “non sono note negli animali le modalità di infezione in condizioni naturali, la dose infettante e la possibilità di contagio intraspecifico”. Inoltre, le segnalazioni dei casi di infezione naturale negli animali da compagnia derivano da osservazioni occasionali e non esistendo un programma attivo di indagine, non è possibile conoscere la dimensione del fenomeno SarsCov2 negli animali. Ciò, afferma l’Iss, “rappresenta un elemento di incertezza che può essere ridotto solo attraverso la predisposizione di studi specifici e la raccolta sistematica di dati nei contesti epidemici, compreso quello italiano”.

Conclude l’Iss, “sono stati segnalati solo quattro animali (due cani e due gatti) con diagnosi certa per SarsCov2 in condizioni naturali. Ciononostante, occorre agire con un principio di precauzione ed evitare che gli animali possano contrarre l’infezione ed eliminare il virus, analogamente a quanto accade nell’uomo e come suggerito dalle infezioni sperimentali”.