Intrappolata in una rete da pesca, rischiava di affogare. Una tartaruga Caretta Caretta è stata salvata dagli esperti del Centro di recupero del Sinis e dell’Area marina protetta. L’esemplare era finito accidentalmente nelle reti del pescatore professionista di Cabras, Pier Paolo Manca, a largo di Torre dei Corsari. Il pescatore e i suoi collaboratori hanno issato la tartaruga a bordo intrappolata nella rete, avvisato gli operatori del Cres e dell’Amp, e l’hanno tenuta sull’imbarcazione dentro una cesta e coperta con un panno umido fino all’arrivo in porto. Il pescatore ha spiegato ai biologi che inizialmente la tartaruga appariva poco reattiva agli stimoli e solo dopo diverso tempo ha iniziato a reagire e muoversi autonomamente.
La Caretta caretta è stata trasportata alla clinica veterinaria “Due mari” di Oristano dove sono stati eseguiti tutti gli esami e la Tac. Gli accertamenti hanno evidenziato un’anomalia a livello polmonare: un principio di affogamento a causa della lunga permanenza sott’acqua mentre era intrappolato nella rete da pesca. Attualmente la tartaruga, lunga 47 centimetri e dal peso di 11 chili, si trova in una vasca al Centro di Recupero a San Giovanni di Sinis e verrà tenuta sotto osservazione quotidianamente dai ricercatori. Inoltre sarà monitorata l’eventuale espulsione di plastica per almeno un mese dall’inizio dell’ospedalizzazione.
“Dopo soli due giorni di degenza (la tartaruga è arrivata al Cres il 15 aprile) – raccontano dal Cres – la tartaruga ha iniziato a cibarsi autonomamente e mantiene un assetto e un tempo di apnea nella norma, aspetti interessanti che fanno sperare in un rapido recupero di tutte le funzioni. Quando si sarà ripresa completamente sarà rilasciata”. Il gesto del pescatore professionista, che ha battezzato la tartaruga ‘Pio’ dal nome della sua imbarcazione ‘San Pio’ di fatto ha salvato la vita all’animale. Nel caso in cui l’avesse rilasciata in mare, con i problemi polmonari poi riscontrati, sarebbe morta. Rimane quindi fondamentale in caso di recupero di una tartaruga, contattare gli esperti o il Corpo forestale.