Mentre l’opinione pubblica segue con inquietudine le vicende legate all’epidemia, in Regione si vivono momenti di apprensione per una legge urbanistica che si vuole ad ogni costo approvare. Una fretta che qualcuno potrebbe definire sospetta, anche considerando la mole di interessi che viaggiano sul settore edilizio. Interessi che si spingono ben oltre la necessità dei lavoratori di riprendere l’attività, se è vero come è vero che in Sardegna oltre cinquantamila abitazioni hanno bisogno di ristrutturazioni e che esisterebbero anche fondi europei appositi, ma questo pare essere lavoro che a certa politica sembra non interessare. Evidentemente c’è dell’altro, e questo “altro” probabilmente non è di per sé l’interesse a rimettere in attività i lavoratori, ma piuttosto quello di soddisfare le ansie di nuova cementificazione più volte espresse da una cerchia di tamburi di cui si sente l’eco dal nord Italia fino al Qatar.
L’ossessione del mattone della giunta Solinas è talmente travolgente che, prima ancora di riuscire a fare una nuova legge urbanistica, in questi giorni la Regione ha autorizzato con la delibera 17/21 del 1° aprile l’assalto alle coste. Due progetti , uno ad Arbus ed uno a Castiadas, presentati da “Le Dune Service srl” in un’unica domanda. Sono stati approvati in blocco perché come recita la delibera “essendo la proposta unitaria, la mancata realizzazione di uno dei due comporta la decadenza dell’altro e risulta ormai prossima la scadenza dei termini concessi per la realizzazione degli interventi.”
E che ci sia qualcosa di strano lo segnala anche il fatto che ci sia la firma di Alessandra Zedda, la vicegovernatrice, e quella di Silvia Curto, la Dg della presidenza. Una prassi piuttosto bizzarra, visto che normalmente un provvedimento del genere avrebbe dovuto avere la firma di Christian Solinas e Quirico Sanna, assessore all’Urbanistica.
A quanto pare nella giunta Solinas sta diventando di moda accettare supinamente le modalità che altri (privati) decidono, e così come nella sanità i prezzi dei posti letto sono stati accettati in automatico come proposti “perché non c’era tempo per aprire un’istruttoria”, in questo caso passa in automatico l’autorizzazione perché la scadenza dei termini è imminente. Perciò si dà il via libera in blocco a due progetti diversi, ma presentati con unica richiesta perché se dai lo stop ad uno si ferma anche l’altro. Una motivazione che potremmo definire perlomeno esilarante.
La motivazione più interessante è però la necessità di “riconoscere il preminente interesse generale e la rilevanza regionale”. Ci piacerebbe che venisse spiegato meglio di chi sarebbe questo “interesse generale”.
Noi pensiamo che l’interesse generale dei Sardi in questo ambito sia quello di tutelare le coste, di non consumare più territorio, di preservare un patrimonio paesaggistico unico al mondo – che è la nostra grande forza – ripensando il tipo di sviluppo che abbiamo avuto fin qui.
Giusto un paio di giorni fa l’assessore all’Urbanistica Quirico Sanna definiva, giustamente, col temine di “vigliacco che merita solo disprezzo” chi approfitta dell’epidemia per curare i propri interessi particolari aumentando il costo dei prodotti.
E invece quelli che approfittano della confusione in tempo di epidemia per autorizzare nuove costruzioni in costa, come dobbiamo definirli?