“In America e in altre parti la situazione è sottovalutata, per questo siamo scappati da Miami. Da un anno facevamo parte di un equipaggio misto, sino a tre giorni fa le nostre preoccupazioni sul coronavirus sembravano a tutti un’esagerazione”. A raccontarlo sono Mauro Tangianu ed Elena Mele, rispettivamente di 43 e 42 anni, entrambi sassaresi, divisi tra la loro casa, la Sardegna e la parte opposta del mondo, dove sono impiegati a bordo di imbarcazioni private, lui come comandante lui e lei come stewardess.
La coppia, come molti italiani all’estero, non avevano la reale percezione della situazione. “Domenica scorsa il clima è cambiato di colpo e d’improvviso abbiamo temuto di restare bloccati lì a lungo, perciò abbiamo fatto i bagagli di corsa e siamo rientrati. In due giorni hanno cancellato eventi, chiuso le spiagge, dimezzato la capacità di bar e ristoranti e infine chiuso i collegamenti aerei con Europa e Gran Bretagna. Abbiamo contattato il Consolato italiano di Miami al numero d’emergenza, ci hanno detto che i voli erano garantiti sino a mercoledì”, raccontano.
I due hanno quindi fatto subito il biglietto: Miami-New York, New York-Fiumicino e Fiumicino-Cagliari. “Avevamo in programma di trascorrere l’estate in Sardegna, magari senza lavorare e godendoci i parenti e i nostri luoghi, ma mai avremmo immaginato andarcene così. Abbiamo lasciato una Miami ancora in fase di organizzazione, senza precauzioni e inconsapevole – dicono – e siamo arrivati a New York, dove ancora le mascherine erano poche. Sull’aereo tutti la indossavano, e gli avvisi all’altoparlante erano continui”.
“Tutto stranissimo, anche l’arrivo a Fiumicino, nel silenzio assoluto, o a Cagliari, dove ci hanno misurato la temperatura e c’era la protezione civile. Poi in auto sino a Stintino, a nord ovest, per la quarantena. È andato tutto bene, grazie anche alle autorità che ci hanno supportato. Ma la sensazione è che in molti posti non abbiano ancora realizzato quel che stiamo affrontando”, hanno concluso.