“Medici, infermieri, operatori sanitari, tutti senza presidi di protezione. In ogni angolo di Sardegna, dagli ospedali in trincea sino ad arrivare agli operatori sul territorio, la richiesta a gran voce è quella di potersi proteggere. Mancano mascherine ovunque, idem per la protezione degli occhi, altrettanto fondamentale per chi sta in trincea”. A denunciarlo, sul suo blog, è Mauro Pili, leader di Unidos.
“Oggi sono arrivate in diversi ospedali – scrive – quelle vergognose sottospecie di maschere che appartengono più alla categoria della carta igienica che della produzione individuale. Uno schiaffo inaudito a tutti gli operatori della sanità sottoposti ad uno stress emergenziale senza precedenti nella storia e che viene affrontata con una superficialità impressionante dei vertici politici della Sardegna. Basterebbe domandarsi per quale motivo hanno distribuito quelle vergognose mascherine. Non si sono accorti della vergognosa offesa a chi sta in trincea ogni giorno? Mascherine inviate dalla Protezione civile nazionale ma distribuite dalla Regione sarda. La domanda sorge spontanea: per quale motivo la regione Sardegna non si è attivata per tempo e nelle necessarie quantità per acquistare quei dispositivi di protezione individuale fondamentali nella lotta al coronavirus? Abbiamo sentito proclami dell’assessore regionale della sanità e del presidente della regione che annunciavano dotazioni sufficienti per governare le emergenze. Ci si rende conto oggi che quelle parole erano semplicemente false”.
“Le proteste dilagano ovunque – continua Pili – e l’altissimo contagio dei medici costituisce la più grave rappresentazione del disastro gestionale a partire dalla mancata protezione della componente medica in questa drammatica emergenza. Nonostante questo, con una decisione politica, tra filoleghisti, il presidente della regione sarda invia una parte consistente dei presidi sequestrati dal prefetto di Cagliari alla regione Liguria. Si tratta di scelte non solo discutibili ma anche avventate che lasciano comprendere quanto la politica sia inadeguata governare questi processi. Ma per quale motivo la Sardegna è oggi più che mai sprovvista di presidi di protezione individuale? Per capirlo basta leggere il documento che pubblico integralmente, proveniente da una delle trasmissioni informative della centrale di acquisti regionale”.
“Per conto della Protezione civile, il direttore generale, ha chiesto un urgente indagine di mercato per la ricognizione della disponibilità di dispositivi di protezione individuale per l’emergenza coronavirus. Quando ho proposto questa indagine di mercato? Il 12 marzo 2020. Un ritardo catastrofico su uno degli elementi cardine su cui fondare la lotta al terribile virus. Come è possibile che solo il 12 marzo si sia avviata una indagine di mercato, senza promuovere come avrebbe dovuto suggerire una gara di acquisto rilevante di questi strumenti di protezione già dal mese di febbraio quando tutti gli indicatori lasciavano comprendere ciò che sarebbe successo? I proclami propagandistici dell’assessore e compagnia secondo i quali tutto era pronto per affrontare l’emergenza lasciavano intendere l’esatto contrario di quello che, invece, si sta quotidianamente riscontrando in trincea. Medici e operatori sanitari abbandonati a se stessi, senza mascherina, senza dotazioni essenziali per proteggersi dal virus.
Altro elemento assolutamente scandaloso è che la comunicazione dell’indagine di mercato sia stata trasmessa agli operatori iscritti all’albo il giorno 12 marzo alle ore 17:30. Ciò che è strano è che la risposta doveva essere fornita il giorno dopo alle ore 12:00. Di questi acquisti e di queste risultanze non vi è traccia in nessuno dei siti obbligatori per questo tipo di acquisti. Un dato è certo esiste nel mondo e in particolar modo in Cina la disponibilità immediata di milioni di dispositivi a costi assolutamente ragionevoli. Da una verifica diretta posso affermare che in Sardegna arriveranno nelle prossime giornate centinaia di migliaia di mascherine acquistate da privati, da grandi aziende chimiche e petrolchimiche dislocate in Sardegna. E’ preferibile che ci si accordi subito prima che faccia nomi e cognomi delle fabbriche”.
Se fossimo dinanzi ad un governo autorevole della Regione – conclude Pili – questi acquisti andrebbero immediatamente, senza perdere altro tempo, destinati alle emergenze ospedaliere e sanitarie. Dopo aver ripagato questi stessi ordini sarebbe consigliabile a persone con un minimo di intelligenza di utilizzare un aereo cargo per andare direttamente nelle fabbriche che dispongono di questi presidi. Senza perdere tempo e utilizzando canali internazionali già consolidati. Essersi svegliati soltanto il 12 marzo per fare un’indagine di mercato che non ha portato ad alcuna conseguente gara impone di recuperare immediatamente il tempo perso. Si dica quante mascherine esistono davvero e si spieghi altrimenti perchè il personale medico è senza! Tutto questo con un drammatico ritardo che sta oggi costando caro all’intero servizio sanitario regionale. Pubblico questo documento che attesta un “urgente indagine di mercato” avviata il 12 marzo. Siamo dinanzi a responsabilità gravi che non possono essere sottaciute. Domani si definiscano gli accordi con le grandi aziende che hanno ordinato i presidi, a costo di sospendere le loro produzioni, per garantire una reale ed immediata tutela della salute dei medici, infermieri e operatori sanitari, dei pazienti e dell’intera Sardegna. Non perdete altro tempo, definite, poi, gli accordi con le aziende produttrici mondiali, mandate un aereo a prelevarle. In guerra tutto ciò non solo si può, ma si deve fare”.